Olio di palma, Greenpeace chiede di non finanziare la distruzione della foresta indonesiana

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An oil palm sapling brushes against the charred remains of a tree in the PT Bumi Sawit Sejahtera (IOI) oil palm concession. The area, which suffered extensive fires in 2015, was subsequently planted. Landsat analysis shows that the area, which borders a company-identified No Go area of peatland, was cleared after mid-2014.

HSBC, la più grande banca europea, presta centinaia di milioni di dollari a sei tra le più distruttive società indonesiane del settore dell’olio di palma. Secondo quanto scoperto da Greenpeace nel report “Dirty bankers”, negli ultimi cinque anni HSBC ha infatti partecipato a consorzi bancari che hanno prestato circa 16,3 miliardi di dollari, cui vanno aggiunti 2 miliardi di dollari in obbligazioni, a sei società indonesiane – Bumitama, Goodhope, IOI, Noble, POSCO Daewoo e Gruppo Salim/Indofood – che producono olio di palma distruggendo vaste aree di foresta pluviale indonesiana, habitat degli oranghi.

Queste società sarebbero inoltre responsabili di espropriazione delle terre ai danni delle popolazioni locali, di violazione dei diritti dei lavoratori e dello sfruttamento del lavoro minorile. Non solo. La distruzione delle torbiere da parte dell’industria dell’olio di palma e del settore della carta è ormai riconosciuta come la causa principale degli incendi che ogni anno colpiscono le foreste dell’Indonesia. Uno studio dell’Università di Harvard e della Columbia stima che, a causa della crisi ambientale e sanitaria verificatasi nel 2015 per colpa di questi incendi massivi, in tutto il Sud-Est asiatico ci siano state circa 100 mila morti premature.

«HSBC sostiene di essere una banca rispettabile, con politiche responsabili sulla deforestazione. Allora perché finanzia chi devasta le foreste?», chiede Martina Borghi, della campagna Foreste di Greenpeace Italia. «In Indonesia la distruzione delle foreste pluviali provoca devastanti incendi che mettono a rischio la salute di milioni di persone nel Sud-Est asiatico e minacciano il clima di tutto il Pianeta. HSBC non dovrebbe destinare miliardi a società che soffiano letteralmente sul fuoco», conclude Borghi.

Secondo Greenpeace, le banche che offrono prestiti o altri servizi finanziari a società o gruppi che operano nel settore dell’olio di palma dovrebbero rendere noti i dettagli dei servizi finanziari forniti e sottoscrivere la politica dell’organizzazione ambientalista contro deforestazione, drenaggio delle torbiere e sfruttamento dei lavoratori e le comunità locali (“No Deforestation, No Peat, No Exploitation Policy”).

Inoltre queste banche dovrebbero rifiutare finanziamenti o altri servizi finanziari a nuovi potenziali clienti che non sono conformi alla politica di Greenpeace a tutela delle foreste e interagire con i clienti per garantire la conformità con questa politica entro un determinato periodo di tempo, rifiutando inoltre di finanziare o rinnovare altri servizi fino alla sottoscrizione della policy di Greenpeace sulla protezione delle foreste.

Un’analisi effettuata dall’organizzazione ambientalista sui dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente e delle Foreste indonesiano rivela come, a partire dal 1990, l’Indonesia abbia perso 3.122 milioni di ettari di foresta pluviale, una superficie paragonabile all’estensione della Germania.

A fare le spese della distruzione di questo ecosistema sono anche gli oranghi del Borneo che, lo scorso anno, sono passati all’interno della “Lista Rossa” dell’International Union for Conservation of Nature da specie “in pericolo” a specie “in pericolo critico”, a causa della conversione delle foreste in piantagioni.