Il 2 giugno, nella notte e fino al primo pomeriggio del giorno successivo, sono andati in fumo circa 15 ettari di Riserva Naturale delle Valli del Mincio a causa di incendi dolosi. Mobilitate Squadre di vigili del fuoco, personale del servizio di vigilanza del Parco, Guardie ecologiche volontarie e un dispiego di mezzi, incluso l’elicottero del servizio antincendio boschivo della Regione che in un’ora ha effettuato 45 lanci da 500 metri cubi d’acqua ciascuno, prima di vincere i roghi. Non era mai accaduto che i promani si mettessere in azione in una stagione così avanzata: tutti gli uccelli delle Valli hanno già i giovani e il danno è incalcolabile. Il canneto infatti è la casa di moltissime specie di uccelli, fauna comune ma anche protetta: le Valli sono una riserva naturale e anche un sito comunitario di protezione per l’avifauna. Aironi rossi, Falco di palude, Svasso maggiore, gallinelle, folaghe e tutti gli anatidi (quest’anno anche il Canapiglia) e tutti i piccoli passeriformi del canneto, cigno reale: ogni specie a inizio giugno ha già i giovani e adesso, quelle famiglie non ci saranno più. Se gli adulti sono forse riusciti a fuggire, gli ornitologi sono certi che i piccoli inesperti non ce l’hanno fatta.
Solo quando la temperatura sarà scesa e si potrà effettuare una ricognizione forse si potranno trovare tracce.L’incendio è divampato vicino alla terra ferma, ha anche sfiorato un bosco e alcune abitazioni: oltre agli uccelli e stata un disastro per piccoli mammiferi come ricci e scoiattoli rossi ad esempio) e anfibi e poteva esserlo anche per l’uomo.
“A causare tutto questo – commenta il presidente del Parco del Mincio Maurizio Pellizzer – sono invece stati pochi delinquenti. Una o due persone che con un barchino hanno innescato il fuoco in più punti. Già in passato in quello stesso punto si era verificato un incendio doloso: forse quell’area sta a cuore a qualcuno, mi auguro che lo individuino e che possa rispondere del reato penale che ha commesso e del grave danno ambientale provocato: la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato”.
La palude ha una sua vita e suoi cicli naturali, che l’uomo ha sempre aiutato a compiersi. Quando la canna veniva raccolta e si bruciavano le stoppie con il debbio, i roghi avvenivano in inverno perchè chi vive nelle Valli sa che poi spunta la nuova vegetazione e la gestione attiva dei canneti aveva consolidate regole di rispetto dell’habitat. Poi c’è stato l’abbandono dei canneti, non più coltivati e il divieto europeo alle bruciature. Ciclicamente i piromani si sono accaniti più o meno ogni anno ma mai si erano spinti a dar fuoco alla Valle a inizio giugno: “Un comportamento che dovrebbe suscitare lo sdegno di tutti i residenti” conclude Pellizzer.