A sei mesi di distanza dall’impresa della riapertura della Miniera di Gambatesa sulle alture di Borzonasca in Liguria, il Parco Naturale Regionale dell’Aveto raggiunge un altro obiettivo: l’apertura al pubblico di un altro dei nuovi rifugi, forse il più bello e senza dubbio il più celebre e atteso: il Rifugio Casermette del Penna, in Comune di Santo Stefano d’Aveto, una “piccola Svizzera”. L’inaugurazione ufficiale sabato 17 giugno.
I lavori al rifugio si sono protratti per molto tempo ma l’innovazione richiede i suoi tempi: sono stati istallati impianti a fonti rinnovabili, ad energia solare e biomasse legnose, mentre l’arredo funzionale è stato realizzato da parte di falegnami locali, per valorizzare il legname delle foresta regionale, semilavorato e stagionato in bosco. Un impegno, quello nei confronti della valorizzazione dell’ambiente e dell’economia locale, che il Parco dell’Aveto aveva già preso, attivando la filiera del bosco a Km Zero in linea con le possibilità di sviluppo sostenibile della montagna ligure. Il rifugio poi è stato ricavato restaurando e adattando le vecchie caserme della Guardia Forestale, inutilizzate da decenni e ospitato in paesaggio unico in Liguria, immerso in una faggeta secolare ai piedi del monte Penna, a 1400 metri di quota.
Il sito delle Casermette, raggiungibile non solo a piedi ma anche in auto, sarà fruibile durante tutto l’anno: in primavera-estate, come meta di gitanti ed escursionisti, grazie all’ambiente boscato e all’ombreggiamento dei dintorni, garanzia di frescura, o come punto di partenza per escursioni; in autunno, in particolare per la raccolta funghi, e in inverno e inizio primavera per la pratica di attività e sport della neve, e in particolare per lo sci di fondo (la foresta ospita una delle pochissime piste da fondo della Liguria) e l’escursionismo con le ciaspole.
La gestione del rifugio è stata affidata dal Parco Naturale Regionale dell’Aveto, a seguito di gara ad evidenza pubblica, all’Associazione d’impresa tra l’Albergo Ristorante “Le Fate” e la Cooperativa “Alta Val d’Aveto” di Casoni di Amborzasco, che ricomprende imprenditori locali dell’accoglienza e dei servizi agro-forestali: un connubio che premia il saper fare della gente del posto, e che garantisce una gestione attenta alla tradizione e all’identità locali, con buona conoscenza del territorio.