La denuncia è della Confartigianato, ma le imprese artigiane crescono e con idee innovative.
Roma – “ …Purtroppo il finanziamento alle piccole realtà resta ancora legato alla percezione di un credito ad alto rischio e quindi la dinamica di queste erogazioni è frenata. Invece, spesso, l’impresa artigiana necessita di finanziamenti molto ridotti e quindi poco appetibili dal sistema bancario che lavora più sulle grosse somme. Il perdurare delle difficoltà di accesso ai finanziamenti è un brutto segnale rispetto a una possibile uscita dal tunnel della crisi..I cordoni della borsa per le imprese artigiane sarde sono sempre più stretti e la condizione creditizia non migliora…”.
Questa l’amara considerazione di Maria Carmela Folchetti, presidente della Confartigianato Sardegna, a margine della presentazione dello studio, condotto dalla stessa Organizzazione, sui dati 2016 del settore. Negli ultimi 12 mesi il comparto ha perso 14 milioni di euro rispetto al 2015, attestandosi a 844 milioni di euro erogati contro i circa 12 miliardi stanziati per l’intero sistema produttivo isolano. All’artigianato, rappresentato da oltre 35mila imprese è andato solo il 7% del totale dei finanziamenti.
Ancora più preoccupante, secondo Confartigianato, il costo del denaro: gli imprenditori sardi pagano il 1,52% in più (152 punti base) rispetto alla media nazionale. In una specie di classifica regionale la Sardegna appare dopo la Calabria, Molise e Sicilia, con un tasso medio del 6,14%. anche se in calo di 90 punti base rispetto al 2015.
Il costo dei prestiti sta compromettendo il rilancio della regione Carbonia-Iglesias, perché sfiora il 10%, 9,54 per l’esattezza.
Nonostante ciò nel 2016 nella regione sono sorte 370 nuove unità produttive con un tasso di crescita dell’1% di poco superiore alla media nazionale. Dall’Osservatorio Confartigianato emerge anche che dal 2013 alla fine del 2016 in Sardegna sono nate 747 imprese, il 5% delle nuove iscrizioni, per sfruttare una “idea innovativa”.