Dopo circa 20 anni tra indagini preliminari e procedimento giudiziario nelle 3 fasi, anche sui morti di Broni (Bari) cala il sipario: la Corte di Cassazione ha pronunciato la sentenza di rigetto del ricorso del procuratore generale presso la Corte di Appello di Milano e ha confermato l’assoluzione per gli imputati, uno dei quali però era stato già condannato in via definitiva dalla Cassazione.
Più di 1.000 decessi e decine di nuovi casi ogni anno non sono bastati a stabilire alcuna responsabilità penale dei due imputati Claudio Dal Pozzo e Giovanni Boccini, seppure fossero già condannati in primo grado sia per le ipotesi di disastro che per gli omicidi colposi. In secondo grado invece c’era stata la dichiarazione di prescrizione per il reato di disastro e l’assoluzione per l’ipotesi di omicidio “perché il fatto non costituisce reato”.
“Esprimo la mia incredulità per il giudizio della Cassazione, che ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale della Corte di Appello di Milano, che era ben articolato e motivato e peraltro sostenuto anche dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione. Purtroppo a questo punto rimane soltanto la via del giudizio civile, solo che la società Fibronit è fallita da tempo e quindi l’unico risarcimento che le vittime potranno avere sarà quello dell’INAIL, anche attraverso il Fondo Vittime Amianto, che però non è stato adeguatamente finanziato. Il nostro impegno prosegue comunque in tutte gli altri procedimenti che riguardano altri deceduti tra il personale dipendente Fibronit e dei famigliari e di coloro che hanno abitato nei dintorni dello stabilimento Fibronit di Broni”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, legale di più di 21 parti civili e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.