Orso marsicano, cuccioli record ma la mortalità rimane alta

I dati del 2017, così come quelli del 2016, rientrano tra i valori massimi osservati e il fatto che per due anni il numero delle femmine riproduttive sia stato elevato permette di affermare che l'area del parco offre buoni livelli di produttività alimentare,

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Sono almeno 6 le femmine di orso marsicano che si sono riprodotte nel 2017 nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, per un totale di 12 cuccioli nati solo lo scorso anno.

Ottimi i risultati del monitoraggio intensivo svolto dal personale del Parco, che, a partire da aprile 2017, ha lavorato con diverse tecniche e altre Istituzioni per acquisire Un annata che ha addirittura i caratteri dell’eccezionalità, considerando il fatto che anche nel 2016 le femmine riproduttive erano state 6 per un totale di 10 cuccioli. Le informazioni sulla sopravvivenza dei cuccioli però sono scarse: solo 3 dei 10 cuccioli nati nel 2016 sono stati nuovamente osservati quest’anno e da una analisi dei dati degli ultimi 10 anni, emerge che non più del 50% dei nati sopravvive al primo anno.

I dati del 2017, così come quelli del 2016, rientrano tra i valori massimi osservati e il fatto che per due anni il numero delle femmine riproduttive sia stato elevato permette di affermare che l’area del parco offre buoni livelli di produttività alimentare, anche al di fuori dei periodi di pasciona (un’annata di produzione eccezionale di frutti di faggio) e che, nonostante la bassa consistenza numerica degli orsi, nella popolazione è presente una riserva importante di femmine adulte. Segnali positivi che però non devono far abbassare la guardia: l’orso marsicano è considerato da IUCN in “pericolo critico” di estinzione a causa di bracconaggio e mortalità accidentale di origine antropica.

Si tratta di una sottospecie geneticamente identificata rispetto alle popolazioni di orso dell’arco alpino e del resto dell’Europa, che vive quasi esclusivamente nei 1300 km quadrati del Parco Nazionale del Lazio, Abruzzo e Molise. Perderlo, significherebbe perdere un patrimonio genetico unico.