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Era nell’agosto 2017 che Ermete Realacci confidava a Marco Bracconi, dalla pagine di Repubblica, la sua incredulità di fronte alla mancanza di volontà da parte del proprio partito di approvare la contesa Legge di riforma delle Aree Protette, in quel momento passata alla Camera e in attesa del Senato. “Quello che il Pd non capisce è che se l’ambiente è una priorità non è solo una cosa giusta, ma aiuta l’economia e porta consenso”, diceva.
Quella Legge non venne mai approvata e oggi, cinque mesi dopo, Ermete Realacci è il grande escluso dalle liste del Partito Democratico. Proprio su di lui, che entrò in Parlamento nel 2001 e che nel 2013 divenne Presidente della Commissione Ambiente della Camera, ambientalista della prima ora che guidò Legambiente dal 1987 al 2003 fino a rimanerne oggi presidente onorario, si è abbattuta la scure del “giglio magico” e di quel cerchio vitale troppo stretto intorno al segretario PD.
Oppure non si sono mai dimenticate le sue dichiarazioni proprio a Repubblica, durante le quali aggiungeva: “Il vero limite del mio partito, e del suo segretario, è stato non fare dell’ambiente una priorità. Nelle assemblee e nelle direzioni del Pd non si parla mai di ambiente. La narrazione di Renzi lo ha perso per strada. È un errore politico grave. Anche perché l’economia va in quella direzione”. Insomma, sembrerebbe che Realacci ci abbia visto ben lontano e sembrerebbe anche che con il suo affondamento, si sia messa una bella e grossa pietra sulla questione ambientale tra le fila del partito di Renzi.
Eppure, la difesa del Realacci-ambientalista non ha sortito la levata di scudi nemmeno da parte dei suoi, da quel mondo di provenienza che forse, non gli ha mai perdonato di aver smesso i panni dell’attivista e vestito quelli del politico. Solo stamattina parla Rosalba Giugni, in una nota di Marevivo: “auspichiamo che l’impegno pubblico di Realacci non si concluda qui – confida la presidentessa – ma che nella prossima legislatura chiunque abbia responsabilità di Governo possa avere la capacità di far profitto delle sue profonde e indiscusse competenze”.
Nel frattempo, è sorta una nuova stella “verde” nel panorama politico della sinistra: è Rossella Muroni, anche lei di lungo corso alla guida di Legambiente, scesa dallo scranno di presidente per coordinare della campagna elettorale di Liberi e Uguali, alla destra di Pietro Grasso.
L’ambiente è ancora in gara.