Bologna – Il sistema biologico italiano è fra i più rigorosi quanto a controlli sul rispetto delle regole per le produzioni cosiddette biologiche. Ma le perplessità, se non i dubbi, del consumatore e del coltivatore vanno giustificati. Giuseppe Carli, presidente di Assosementi nell’Aula Magna dell’Università di Bologna, ha definito l’attuale situazione un “ paradosso”. Spiegando, appena una settimana fa: “Nell’incontro di oggi Assosementi e FederBio hanno voluto portare all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica un paradosso. In Italia l’agricoltura biologica, tanto apprezzata dai consumatori, non può quasi mai definirsi completamente tale perché il seme, primo anello della filiera, è prodotto con tecniche convenzionali. Riteniamo che la disponibilità di seme per le produzioni in regime biologico potrebbe invece essere garantita da meccanismi che vanno oltre lo strumento della deroga e che prevedono intese tra gli operatori del settore. La moltiplicazione delle sementi secondo il metodo bio coinvolge appena il 4% dell’intera superficie sementiera italiana, poiché è attivo un sistema derogatorio che consente di utilizzare sementi ottenute con tecnica convenzionale anche per l’agricoltura biologica. Secondo i dati ufficiali pubblicati dal CREA-DC, nel 2016 è stato concesso quasi il 94% delle 63.810 deroghe richieste. Il “Nuovo regolamento per la produzione biologica”, che dopo l’approvazione da parte della Commissione europea e del Parlamento europeo dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2021, prevede il mantenimento del sistema delle deroghe almeno sino al 2035. L’attuale apparato normativo disincentiva quindi l’investimento nella produzione di sementi bio”.
Dal versante degli agricoltori risponde Paolo Carnemolla, presidente di Federbrio, che si dichiara disponibile alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa con Assosementi affermando fra l’altro: “Nella fase attuale, dove alla crescita dei consumi di biologico nel mercato interno si sta affiancando finalmente anche la crescita delle superfici coltivate con metodo biologico nel territorio nazionale, è necessario puntare all’organizzazione di filiere che partano dalla scelta di sementi idonee e prodotte anch’esse in biologico, come richiede la normativa vigente. Il nuovo Decreto Ministeriale, che rivede finalmente anche in Italia l’organizzazione del sistema di concessione delle deroghe per l’utilizzo di sementi convenzionali non trattate, deve essere l’occasione per avviare una puntuale ricognizione dei fabbisogni e delle disponibilità di semente biologico. E’ questo ad esempio il caso dei frumenti antichi e locali, dove una piena valorizzazione del prodotto biologico finito non può prevedere la deroga sul seme. Siamo consapevoli della difficoltà e complessità della sfida, per questo c’è necessità di una stretta alleanza fra i produttori di sementi e i protagonisti delle filiere biologiche nazionali”.
Dunque due dei protagonisti del sistema firmeranno un protocollo d’intesa contro “il paradosso”, anche a difesa del consumatore più smaliziato che potrà accostarsi ai prodotti biologici con maggiore fiducia.