Venerdì prossimo primo giugno riapre a San Gemini il Parco della Fonte: circa sette ettari di pineta e macchia mediterranea che custodiscono la prima stazione dell’omonima, ben nota acqua minerale: per iniziativa della Pro-loco dopo circa dieci anni di abbandono e degrado torna alla fruibilità pubblica. Ma l’evento è importante anche perché può costituire un esempio e quindi lo stimolo per altre riaperture; vedasi il Parco di San Faustino o quello dell’Amerino in Acquasparta, dove esistono ancora le strutture semidirute delle famose fonti.
Sanfaustino, Amerino, Sangemini, un trinomio di acque minerali e stazioni termali per la salute dell’uomo, il rispetto dell’ambiente, la prosperità del territorio e l’austera nobile ricchezza di tre borghi storici: Massa Martana (Sanfaustino), Acquasparta e San Gemini. Sul bordo della Via Tiberina che fra Terni e Todi taglia in due il bacino idrominerale delle pendici meridionali dei Monti Martani, vengono captate acque oligominerali e mineralizzate del tipo bicarbonato calcico ed alcalino terroso. Oggi restano le sorgenti ed i relativi stabilimenti d’imbottigliamento; in abbandono e nel degrado le cosiddette stazioni di cure. Complessi un tempo anche di viva attrazione turistica, almeno fino alla seconda metà del secolo scorso.
Tanto per ritornare alle origini, ma non solo, come ha spiegato Lucio Lunelia presidente della Pro-loco: “Da tempo sognavo di rivedere aperto il Parco della Fonte di San Gemini, un luogo a cui sono legati tutti i ricordi della mia infanzia. Grazie al contributo dei giovani di San Gemini e di tanti altri volontari, il sogno è diventato realtà. Siamo finalmente riusciti a restituire alla comunità di San Gemini e a tutti gli amanti del verde un’area così vasta e ricca di potenzialità salutistiche e ricreative. Per la stagione estiva – conclude il Presidente- ci aspettano eventi di vario genere, dalla musica alla danza, fino allo sport. Ospitalità e piacere di stare insieme: questa è la nostra mission”.
Quindi, tanto per restare in tema, cura dell’acqua ma anche acqua minerale come medicamento della salute economica del territorio. L’acqua Sanfaustino, oligominerale bicarbonato alcalina è indicata nelle dispepsie, catarri intestinali e vescicali, nelle calcolosi renali e biliari e nelle malattie del ricambio. L’acqua Amerino, detta anche di San Francesco perché la storia assicura che qui sostava sovente il Santo di Assisi durante il suo peregrinare, è classificata mediominerale carbonato calcica e particolarmente indicata nella cura della gotta, della calcolosi renale e dell’artrite. Sangemini, acqua leggermente carbonica con aggiunta di sali di calcio risulta efficace contro l’osteoporosi e raccomandata nell’alimentazione dei bambini e dei convalescenti.
Allora, se quelle acque sono ancora prescritte in medicina ed in Umbria il termalismo è anche stato un business, perché non tornare alle origini?