La più grande comunità di coralli bianchi attualmente conosciuta nel Mediterraneo si trova nello Ionio, ed esattamente a Santa Maria di Leuca. Ma nell’intero Mediterraneo queste colonie ricchissime di vita e di composti essenziali anche per la nostra salute sono numerose.
Un patrimonio prezioso per la salute del mare e per quella umana, ma estremamente vulnerabile. I coralli di profondità sono organismi viventi tra i più antichi, che crescono molto lentamente e che possono impiegare decenni o addirittura secoli per riprendersi dall’aggressione umana e gli attrezzi da pesca che arano il fondo del mare possono provocare un impatto devastante su questi habitats così sensibili e vulnerabili.
Nella giornata mondiale degli Oceani, che si celebra l’8 giugno, MedReAct ricorda l’importanza dei numerosi habitat essenziali e vulnerabili in Mediterraneo e la necessità di tutelarli attraverso l’istituzione di aree dove la pesca di profondità venga fortemente limitata, anche facendo riferimento alla risoluzione del CGPM (Commissione generale per la Pesca nel Mediterraneo) dello scorso ottobre che raccomanda l’istituzione di nuove FRAs (Fishery Restricted Areas) nel Mediterraneo, con l’obiettivo di istituire una rete di habitat ittici essenziali, per la protezione degli ecosistemi marini vulnerabili e le zone di riproduzione e accrescimento delle specie ittiche.
I coralli profondi (o di “acque fredde” perché prosperano dove la temperatura dell’acqua va dai 4 ai 12 gradi) infatti rappresentano oltre la metà di tutti i coralli conosciuti al mondo. La loro struttura complessa rappresenta un importantissimo habitat che pullula di vita, proprio come gli alberi sulla terraferma. Sono il rifugio e l’habitat di tante specie di organismi (gamberi, granchi, cirripedi, stelle serpentine, pesci, spugne) che popolano il mare e che costituiscono l’oggetto di ricerche mediche per lo sviluppo di nuovi farmaci. Ad esempio è stato recentemente scoperto che il composto di una spugna profonda, la Discodermia dissoluta, mostra una potente attività antitumorale contro le cellule del cancro al polmone e al seno e che altre due spugne che crescono nelle colonie di coralli di acque profonde, hanno proprietà anti-infiammatorie e anti-virali.
Un primo e importante risultato per la loro tutela è stato raggiunto, anche grazie al contributo dell’Adriatic Recovery Project, coordinato dalla stessa MedReAct, proprio con l’istituzione di una FRA nella Fossa di Pomo, la più importante zona di riproduzione di scampi e nasello in Adriatico dove la pesca a strascico e con i palangari di fondo è stata vietata lo scorso ottobre.
“La chiusura della Fossa di Pomo – dice Domitilla Senni di MedReAct – è stato un primo fondamentale passo per il recupero dell’Adriatico e del Mediterraneo, a cui ci auguriamo ne seguono presto molti altri. Dobbiamo dare al mare una tregua e consentirgli di recuperare almeno parte della sua straordinaria biodiversità”.