Ieri mattina un orso è stato trovato morto nel comune di Campoli Appennino, nei pressi del Rifugio Capo d’Acqua, in pieno Parco Nazionale d’Abruzzo. L’orso, in evidente stato di difficoltà motoria, è stato avvistato da due escursionisti lungo il sentiero Q2 che, preoccupati, hanno avvisato sia i Guardiaparco della Riserva di Posta Fibreno, sia la centrale operativa del 1515 dei Carabinieri Forestali, che si sono diretti sul posto. Gli stessi Guardiaparco della Riserva hanno avvisato immediatamente il veterinario del Parco, Leonardo Gentile e il Servizio Sorveglianza.
I Carabinieri Forestali del reparto Parco della stazione di Picinisco sono giunti sul posto insieme ai Guardiaparco della Regione Lazio e hanno verificato la condizione di difficoltà dell’orso, ormai incapace di muoversi, che in pochi minuti è morto.
I Carabinieri Forestali e i Guardiaparco hanno provveduto a fare i rilievi del caso coadiuvati dal veterinario e dalla biologa del Parco che sono sopraggiunti nel frattempo.
Ad un primo esame esterno l’orso, un maschio di circa 5 anni e del peso di 140 kg, presenta evidenti ferite sulla testa causate dalla lotta con altri orsi. In questo periodo, infatti, sono frequenti combattimenti tra maschi per l’accoppiamento: è accaduto già in passato che orsi maschi siano deceduti per le ferite riportate. Tuttavia, non si possono escludere altre cause di morte non naturali che potrebbero emergere nel corso dell’esame necroscopico.
Trattandosi di un animale a rischio di estinzione, il Parco usa tutte le cautele possibili, non escludendo mai alcuna ipotesi. Pertanto, Carabinieri Forestali e Guardiaparco hanno proceduto al sequestro giudiziario dell’animale, dandone immediata comunicazione al magistrato competente della Procura della Repubblica di Cassino.
La carcassa è stata trasportata a Pescasseroli in attesa dell’invio all’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana, di Grosseto dove verrà sottoposta a necroscopia.
“Mi auguro che dalla necroscopia non emergano cause di morte di natura dolosa – commenta il Presidente del Parco, Antonio Carrara – In ogni caso credo che vada intensificata la sorveglianza nella zona di protezione esterna del versante laziale del Parco, dove in passato abbiamo registrato diversi casi di avvelenamento e atti di bracconaggio ai danni della fauna protetta. Tutti ricorderanno la liberazione da parte della personale del Parco di un esemplare di orso rimasto vittima di una corda d’acciaio, messa dai bracconieri.”