Nella giornata di ieri è stata effettuata la necroscopia sull’orso morto sabato scorso nel territorio ricompreso nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise del comune di Campoli Appennino. La necroscopia è stata effettuata dal Dott. Rosario Fico, responsabile del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria, presso Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana – sezione di Grosseto.
L’autopsia ha consentito al Dott. Fico di comprovare che le ferite riscontate sull’animale sono state determinate da un combattimento con altri orsi, così come era stato ipotizzato dal veterinario del Parco, e di escludere qualsiasi causa di origine antropica nella morte dell’animale, che è deceduto a causa delle lesioni riportate a seguito di un impatto violento, determinato da una caduta, probabilmente avvenuta nelle fasi del combattimento.
Sempre nella giornata di ieri, nell’ambito delle attività di indagine sulla morte dell’orso, al fine di escludere eventuali cause connesse all’uso di bocconi avvelenati, si è ritenuto opportuno attivare le Unità Cinofile Antiveleno dei Carabinieri Forestali. Profittando della presenza nel Parco dei Nuclei Cinofili Antiveleno, creati anche in Italia grazie al Progetto Life “Pluto”, riuniti per la visita di monitoraggio della Commissione Europea nelle Riserva Statale di Feudo Intramonti (11 e 12 giugno), è stata predisposta una vasta operazione di controllo del territorio nell’area ove è stato rinvenuto l’animale. Sono state impiegate 3 Unità cinofile antiveleno provenienti dai Reparti Carabinieri Parco delle Foreste Casentinesi (AR), Monti Sibillini (MC) e Cilento – Vallo di Diano (SA) composte da 6 conduttori e 6 cani di razza Labrador e Pastore belga malinois che, nella mattinata di ieri 12 giugno, hanno perlustrato a tappeto la valle di Capodacqua in comune di Campoli Appennino (FR), alla ricerca di eventuali esche o bocconi avvelenati, sotto il coordinamento della Stazione Carabinieri Parco di Picinisco (FR).
Nel corso dei controlli sono state rinvenute alcune carcasse di cavallo e cinghiale oggetto di predazione, mentre per quanto concerne i veleni la ricerca ha dato esito negativo.
“La morte di un orso determina sempre preoccupazione e allarme per il Parco – afferma il Presidente Antonio Carrara – ma il fatto che non ci siano cause originate direttamente o indirettamente dall’azione dell’uomo è sicuramente un fatto positivo. Uno degli obiettivi del Piano di azione per la tutela dell’orso marsicano è esattamente la riduzione delle cause di morte illegali per consentire alla popolazione di orso marsicano di conservarsi e crescere, occupando nuovi territori. Voglio ringraziare il dott. Rosario Fico, e con lui lo Staff dell’IZS Lazio e Toscana, per la tempestiva e costante collaborazione nell’accertamento delle cause di morte.”