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Riparte Goletta dei Laghi: in 8 bacini a caccia di microplastiche
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La striscia

Indagine sulle microplastiche disperse nei laghi italiani, in collaborazione con ENEA; indagine sull’inquinamento microbiologico e sulla qualità delle acque, con particolare attenzione alla cattiva o mancata depurazione; attività di promozione territoriale e mobilitazione di volontari e cittadini, finalizzate ad azioni di citizen science, quali la raccolta dati, soprattutto sui rifiuti accumulati sulle spiagge lacustri. Sono i tre fronti principali dell’impegno della Goletta dei Laghi di Legambiente, che riparte domani venerdì 29 giugno per terminare il 29 luglio, per la sua 13esima edizione, grazie alla collaborazione del CONOU – Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e di Novamont. Con l’obiettivo di proseguire, grazie a un attento monitoraggio scientifico, il suo lavoro di analisi territoriale su una buona parte dei bacini lacustri italiani: lago di Garda, lago d’Iseo, lago di Como, lago Maggiore, lago di Lugano, lago di Cavazzo, laghi Trasimeno e di Piediluco, laghi del Lazio.
“Il principale obiettivo della campagna è la promozione delle migliori pratiche di gestione per la tutela della biodiversità e delle acque come strumenti fondamentali per il rilancio delle comunità e dell’economia locale” dichiara il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti. “Ricordiamo che ad oggi il 40% dei bacini lacustri si trova in uno stato di qualità insufficiente rispetto ai traguardi proposti dalle direttive europee e che il 41% non è stato classificato. Senza dimenticare che i laghi sono ancora provati dalla siccità del 2017, visto che la piovosità del primo semestre del 2018 non è riuscita a compensare i danni registrati”.

Il problema del marine litter e delle microplastiche in acqua non riguarda solo mari e oceani, ma anche i bacini lacustri e i fiumi, come dimostrano i dati raccolti da Legambiente e ENEA nelle passate edizioni della campagna. Per il terzo anno consecutivo, Legambiente e ENEA proseguiranno l’indagine sulle microplastiche – le particelle di plastica di dimensione inferiore ai 5 millimetri – allargando ulteriormente il fronte ai sedimenti delle sponde lacustri per capire l’entità della contaminazione anche su questa matrice ambientale. Il campionamento avverrà in sei bacini lacustri – Iseo, Maggiore, Garda, Trasimeno, Como e Bracciano – poiché nelle scorse indagini sono state trovate microplastiche in tutti i bacini esaminati, nonostante le loro diversità morfologiche ed ecosistemiche.
Le analisi microbiologiche sono un altro caposaldo della campagna. Un abitante su quattro ancora non può contare su un adeguato servizio di depurazione. Un dato preoccupante, soprattutto se messo in relazione alle pesanti sanzioni che il nostro Paese deve corrispondere all’UE proprio per questi ritardi. Ben 25 milioni di euro forfettari – più altri 30 a semestre in caso di mancato adeguamento – sono la cifra che l’Italia pagherà per le sole sanzioni relative alla procedura di infrazione del 2004, senza contare le altre due procedure del 2009 e del 2014. I tecnici della Goletta dei Laghi, grazie all’ausilio del laboratorio mobile, campioneranno le sponde dei laghi raggiunti nelle varie tappe, alla ricerca di scarichi non adeguatamente depurati.
“Questa multa è solo la punta dell’iceberg – prosegue Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – e riguarda 80 agglomerati non a norma. Le altre due procedure, sommate, ne riguardano 800 e per quella del 2009 siamo già stati condannati e aspettiamo di conoscere gli importi. Queste situazioni vanno risolte con urgenza per non incorrere nei prossimi decenni in altre multe milionarie, soldi che potrebbero essere spesi meglio, per efficientare il sistema depurativo italiano, portando indubbi benefici anche alla qualità delle nostre acque interne dal punto di vista degli apporti inquinanti, comprese le microplastiche”.

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.

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