Il 25 e il 27 giugno scorsi, la Regione Sicilia ha abilitato nuovi cacciatori addetti al monitoraggio e al prelievo venatorio sperimentale della lepre italica in Sicilia.
“Con questi cacciatori sarà possibile estendere ad altri ambiti territoriali di caccia il progetto sperimentale triennale “Verso il prelievo venatorio sostenibile della lepre italica in Sicilia”, promosso dal Centro Studi della Federazione Italiana della Caccia – Ufficio Fauna Stanziale -, in collaborazione con il Laboratorio di Zoologia applicata dell’Università di Palermo e le Ripartizioni Faunistico-Venatorie competenti per territorio”. E’ quanto si legge in una nota inviata dalla Federazione Italiana della Caccia.
“Si ricorda che il prelievo sperimentale della lepre italica era già divenuto una realtà nella scorsa annata venatoria in alcuni “distretti” e l’iniziativa è particolarmente importante poiché ha consentito di avviare in concreto la cosiddetta “caccia programmata” a base della Legge n. 157/’92, anche su una specie tipica di piccola selvaggina stanziale già oggetto di contenziosi in Sicilia. In questo modo si è infranto un doppio muro costruito, in buona fede, da una parte da coloro che ritenevano inapplicabile in Sicilia un modello di “caccia sostenibile” e, dall’altro, da coloro che intendevano difendere la “caccia tradizionale” in quanto tale, non più applicabile per i continui ricorsi al TAR. L’esperienza portata a termine nel 2017, grazie alla sensibilità di volonterosi cacciatori aperti all’innovazione, ha dimostrato che una caccia tecnicamente corretta è possibile in Sicilia. La Regione Siciliana ha avuto una grande sensibilità rispetto a questa iniziativa, cogliendo immediatamente gli aspetti positivi e innovativi della proposta, suscettibili di importanti ricadute sul piano sociale e sulle future strategie di gestione della fauna siciliana. La positiva esperienza proseguirà anche su altri territori dell’Isola e, in prospettiva, potrà allargarsi alla Coturnice di Sicilia, che da anni non è più cacciabile per analoghe motivazioni”, conclude la nota.
La lepre italica è stata classificata come specie distinta rispetto alla lepre europea solo nel 1998 e ha risentito dell’introduzione a scopo venatorio di quest’ultima, con la quale ha perso la competizione per l’habitat e dalla quale ha subito anche la trasmissione di alcune malattie. Classificata come “a rischio minimo” dalla Lista Rossa IUCN, attualmente la popolazione di lepre italica che vive in Sicilia è l’unica delle 3 presenti in Italia (le altre due in Italia centrale e in Italia meridionale) ad avere una buona diffusione con popolazioni quasi continue e anche localmente abbondanti. Le altre due popolazioni sono state soggette peraltro a tentativi di ripopolamento nel corso degli anni.
Sull’isola – essendo l’unica specie di lepre presente – frequenta molte tipologie ambientali come i prato-pascoli collinari e montani, le radure e i margini di boschi di latifoglie, gli incolti con cespugli.