La relazione finale sulla causa di morte dell’orso marsicano deceduto a Lecce nei Marsi il 19 aprile 2018, durante le operazioni di cattura, conferma le anticipazioni che il Parco aveva fornito all’indomani della necroscopia. Il responsabile del Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria dell’IZS di Lazio e Toscana, sezione di Grosseto, Dott. Rosario Fico, a seguito della necroscopia effettuata il 20 aprile e degli esami di laboratorio eseguiti, ha rimesso al Parco la propria relazione nella quale ritiene che il decesso dell’orso sia attribuibile ad un laringospasmo, conseguente ad un episodio di rigurgito, verificatosi nella fase di induzione della narcosi; e che la complicanza letale sia stata favorita da una patologia pregressa. Conferma, inoltre, la correttezza e la regolarità delle procedure messe in atto dal personale del Parco e del veterinario in particolare.
“Con la relazione sull’accertamento della causa di morte – dichiara il Presidente Antonio Carrara – si chiude un capitolo di una vicenda molto dolorosa per il Parco e per tutti coloro che hanno a cuore la conservazione dell’orso marsicano. Non ho mai dubitato della correttezza e della professionalità del personale coinvolto nella vicenda ma era necessario fare chiarezza per tutti attraverso la verifica di un soggetto terzo come l’IZS di Grosseto. Resta il rammarico per la perdita dell’orso, resta la necessità di un opera più intensa per ridurre le cause che possono indurre patologie nell’orso, ma non rimangono ombre sull’operato del Parco. L’orso marsicano ha bisogno della professionalità, della passione e della tranquillità di chi quotidianamente lavora per la sua conservazione”.
Le patologie pregresse
Le conclusioni contenute nella relazione del dott. Rosario Fico indicano che “è stato possibile riscontrare due processi patologici cronici a carico dell’esemplare di orso, preesistenti rispetto al momento della cattura: dermatite granulomatosa cronica e gastrite cronica. Per quanto la dermatite cronica possa essere considerata come un fattore debilitante della salute complessiva dell’orso – si legge nella relazione – non si ritiene, per le conoscenze attualmente disponibili, che essa possa essere implicata come evento favorente il decesso dell’esemplare. Al contrario, la gastrite cronica comporta l’erosione della mucosa protettiva di rivestimento dello stomaco. Questo processo espone pertanto l’orso al rischio di un più facile passaggio di agenti batterici o loro tossine dal contenuto gastrico verso il circolo sanguigno attraverso la mucosa gastrica danneggiata e privata dei suoi normali meccanismi difensivi. Non si può escludere che questo processo patologico possa aver facilitato l’insorgenza di complicazioni durante le operazioni di cattura, ad esempio predisponendo l’orso al rigurgito e al conseguente laringospasmo”.
Le cause della morte
Il decesso dell’orso è verosimilmente attribuibile ad un laringospasmo, conseguente ad un episodio di rigurgito, verificatosi nella fase di induzione della narcosi. Si tratta di un fatto raro ma già conosciuto e riportato in letteratura scientifica. Conclude la relazione del dott. Rosario Fico: “Si ritiene che il decesso provocato dal laringospasmo stimolato dal rigurgito sia stato un evento casuale che non avrebbe potuto essere né previsto, né evitato e né curato, una volta insorto. Questo evento rientra nei possibili ed imprevedibili eventi infausti connessi alle operazioni di cattura mediante narcosi di orsi in libertà.”