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Gas radon, seconda causa di tumore dopo il fumo: “Al più presto decreto legge”
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La striscia

Elena Livia Pennacchioni
Elena Livia Pennacchioni
Vedo il mondo da 1 metro e 60, l'altezza al garrese del mio Attila. Sono l'addetta stampa della biodiversità, romana di nascita e veronese d'adozione, ma con il cuore ha in Umbria. Scrivo di animali, piante e qualche volta di come l'uomo riesce a salvarli!

C’è un nemico invisibile che ci accompagna giornalmente fin dentro le quattro mura di casa nostra, semisconosciuto e poco contrastato che, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, miete 3.200 morti l’anno. Si scrive gas radon, si legge seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo di sigaretta.

Al radon – gas naturale di origine tipicamente geologica – e all’avvio di un percorso politico-istituzionale in grado di limitare i rischi per la salute dell’uomo, è stata dedicata ieri mattina in Senato una conferenza stampa che anticipa il Convegno Nazionale del prossimo 26 ottobre. Richiesta dal Senatore Francesco Bruzzone, vicepresidente della Commissione Ambiente del Senato, ha visto la partecipazione anche di Antonio Federico, Segretario della Commissione Ambiente della Camera: segno che la politica ha colto il cenno di aiuto lanciato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, che già dal 2016 ha istituito un tavolo tecnico tutto dedicato ad approfondire rischi e caratteristiche del problema. Al tavolo dei relatori – attori fondamentali del lungo cammino che aspetta la gestione del gas radon – anche Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, Giancarlo Torri geologo di Ispra e Rossana Cintoli, direttore tecnico dell’Arpa Lazio.

“Stiamo parlando di un gas naturale radioattivo che deriva dal decadimento dell’uranio – spiega Antonio Giovine, Vicepresidente e Coordinatore della Commissione Ambiente del Consiglio Nazionale dei Geologi – e che si trova in natura in piccole quantità nel suolo e nelle rocce. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’esposizione della popolazione all’aria con alti livelli di radon provoca tumore ai polmoni nel 10% dei 31mila casi di cancro registrati in Italia ogni anno. Abbiamo redatto un documento programmatico a tutela della salute che presenteremo in ottobre, il cui pilastro sarà il recepimento delle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: dovranno essere abbassati i livelli massimi consentiti nella normativa esistente per gli ambienti di lavoro e si dovrà invece lavorare alla costruzione ex novo della normativa che regola i livelli nelle abitazioni, tuttora inesistente”, conclude Giovine.

Ed è proprio qui il nodo: la maggiore pericolosità del radon non si manifesta all’aperto – dove trascorriamo peraltro il minor tempo della nostra giornata – ma viene recepita dall’organismo in particolar modo negli ambienti chiusi. In casa, in ufficio, in palestra: proprio dove ci sentiamo maggiormente protetti.
“In ambiente indoor – spiega Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale – c’è un altissimo tasso di particolato che viene prodotto dall’attività umana e che permane senza fuoriuscire. La maggior parte del radon che viene inalato è espirata quasi totalmente prima che decada, mentre i prodotti di decadimento inalati, in gran parte attaccati al particolato sempre presente in aria, si depositano sulle pareti dell’apparato respiratorio e da qui irraggiano le cellule dei bronchi. Le radiazioni che emettono in alcuni casi provocano danno al DNA di alcune cellule, che poi possono evolversi in tumore al polmone”. Insomma, il radon agisce come un vero e proprio “trasportatore” che peraltro, se combinato con il vizio del fumo di sigaretta, aumenta di venticinque volte il tasso di incidenza cancerogeno.

“Oggi la politica ha iniziato a farsi carico di questo problema – commenta il Senatore Bruzzone – e d’ora in poi condurremo il percorso che porterà al recepimento della direttiva europea (“Euratom”, che l’Italia non ha ancora recepito e per la quale è stata sottoposta a procedura d’infrazione a febbraio 2018 ndr), e quindi all’elaborazione di un decreto legislativo che garantisca la massima precauzione nei confronti dei rischi derivanti dall’esposizione al gas radon. Entro l’anno compiremo degli importanti passi che porteranno verso la costruzione di un quadro normativo chiaro”.

Nel frattempo, non ci resta che attuare i consigli del prof. Miani per limitare i rischi nelle nostre abitazioni: “Dotarsi di buoni materiali isolanti e arieggiare le nostre abitazioni molto spesso durante l’arco della giornata per evitare l’accumulo degli inquinanti; utilizzare prodotti di pulizia per la casa il più possibile naturali, poiché generalmente contengono composti organici volatili che vengono rilasciati durante l’utilizzo; anche le aspirapolveri emanano polveri, quindi utilizzarle di buona qualità e poi, ovviamente, non fumare”.

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