Si chiamano Apo, Kreole, Derby e Jana e la notte di Ferragosto sono partiti dall’Umbria insieme ai loro conduttori Massimo Mancinelli, Fabrizio Caira, Stefano Albergotti e Andrea Guiso per scavare tra le macerie del Ponte Morandi alla ricerca di vittime e sopravvissuti. Addestrati per questo, i quattro binomi dell’unità cinofila dei Vigili del Fuoco umbri avevano già operato per salvare vite umane dopo il sisma del 2016 nel centro Italia. E allora, per “aver interpretato la vita con umiltà e coraggio, utilizzando la propria professione per lenire le altrui sofferenze”, il 4 novembre a Caserta hanno ritirato il premio “Professor Giuseppe Moscati”, dedicato al medico e scienziato napoletano che da 31 anni premia azioni di valore in ambito sociale, sanitario e scientifico.
Un riconoscimento che per le unità cinofile dei Vigili del Fuoco si somma ad innumerevoli medaglie al valore che hanno meritato nel corso della loro lunga storia, iniziata in epoca fascista: fu nel 1939 che le unità cinofile dei Vigili del Fuoco videro la luce a Torino, in previsione dell’imminente periodo bellico che avrebbe richiesto la ricerca dei dispersi sotto le macerie a causa dei bombardamenti. Incredibile il contributo che i cani diedero negli anni della guerra, che si esaurì però con la ricostruzione. Dobbiamo arrivare agli inizi degli anni 90 per ridare vita al ruolo svolto da cani e uomini nelle operazioni di soccorso per ricerca persone disperse in superficie, macerie e valanghe. Da allora si rimise in moto la macchina e proprio a Torino e precisamente nel Comune di Volpiano, ha oggi sede la Scuola Nazionale decretata il 30 maggio del 2005 dal Capo Dipartimento Prefetto Morcone: si tratta di una struttura che sorge in un area di circa 10.000 metri quadrati, attrezzata per ospitare ed addestrare fino a quaranta unità cinofile contemporaneamente, in un campo macerie da addestramento di circa 2.000 mq.