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Sardegna, morta un’Aquila di Bonelli: un virus è la causa del decesso
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La striscia

È stata rinvenuta nella zona di Rio Palmas in Sardegna una delle cinque Aquile di Bonelli introdotte la scorsa estate nell’isola. L’esemplare femmina, ritrovato senza vita circa un mese fa, si chiamava Nurasè. Per analizzare le cause del decesso sono stati eseguiti esami autoptici presso la sede di Cagliari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale: i risultati hanno evidenziato nell’esemplare la presenza del virus West Nile, che agisce sul sistema nervoso centrale e provoca il decesso per encefalite. La morte di Nurasè conferma quanto era già stato osservato dal sistema di sorveglianza sanitaria della Sardegna, ovvero che il virus risulta endemico in alcune zone umide della regione e infetta numerose specie di uccelli attraverso la puntura di zanzare del genere Culex o, come probabile nel caso di Nurasè, predando uccelli già contagiati.

Il virus non è fulminante: provoca un progressivo indebolimento dell’aquila e un disordine nervoso che ne impedisce il volo, l’alimentazione e modifica la postura. Il fatto che l’esemplare trovato morto sia stato rinvenuto nelle vicinanze di un airone cenerino non appare, quindi, avere connessioni con la morte dell’aquila. Nurasè era giunta in Sardegna la scorsa estate grazie al progetto “Aquila a-LIFE” promosso da Ispra. Trascorso un periodo di ambientamento nel Parco di Tepilora, era volata direttamente nella zona di Rio Palmas (Saline di S. Antioco), dove si era installata nei due mesi trascorsi dal suo rilascio. Come evidenziato in occasione degli incontri pubblici effettuati per illustrare il progetto Aquila a-Life, questo decesso non deve sorprendere: le esperienze pregresse sulla reintroduzione dell’Aquila di Bonelli in Spagna hanno, infatti, evidenziato una mortalità entro il primo anno intorno al 50% circa dei soggetti rilasciati, valore simile a quanto si riscontra anche in natura tra i giovani provenienti da coppie selvatiche.

Proseguono intanto gli spostamenti degli altri quattro esemplari. Le aquile sono costantemente monitorate grazie alla presenza di trasmettitori GPS che quotidianamente consegnano ai ricercatori di ISPRA le posizioni degli animali con l’accuratezza di alcuni metri. In base ai loro movimenti, si evince che la fase esplorativa giovanile non è ancora terminata; in questi tre mesi dal rilascio, le aquile hanno visitato il sud della Sardegna, in particolare il Sulcis ed il Campidano di Cagliari e anche, negli ultimi tempi, l’oristanese. L’estensione degli spostamenti delle aquile di Bonelli ed il loro comportamento depongono a favore di un pieno inserimento nell’ambiente sardo ed una confermata autonomia nello scegliere i siti dove cacciare e riposare. In questi giorni la voliera di Tepilora ha accolto un nuovo esemplare di aquila: si tratta di una femmina di origine andalusa, proveniente dal Centro di recupero della fauna del Grefa, l’associazione spagnola che coordina il progetto Aquila a-Life. Fino ad ora le aquile di Bonelli hanno saputo trovare condizioni ottimali per la loro sopravvivenza e i ricercatori di Ispra auspicano che gli individui reintrodotti quest’anno possano sopravvivere fino al raggiungimento dell’età riproduttiva. Le condizioni ambientali sono favorevoli, grazie alla presenza di ambienti ancora spiccatamente naturali in Sardegna; l’attenzione e il supporto di Forestas, dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Sardegna, del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna e, soprattutto, il rispetto da parte della popolazione faranno il resto.

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