Il 2019 è cominciato con l’urgenza di risolvere il problema dei danni provocati alle coltivazioni agricole dai cinghiali presenti nelle aree protette del Parco Aree Protette del Po’ Torinese: infatti nel dicembre scorso erano arrivate richieste di intervento da parte di agricoltori preoccupati per gli ingenti danni riscontrati in seminativi a grano adiacenti ad alcune riserve naturali del tratto torinese del Parco del Po.
Un problema che purtroppo si ripete da anni senza trovare adeguate soluzioni di insieme, con azioni di controllo condotte con attenzione dall’Ente Parco all’interno dei propri confini, mentre all’esterno gli interventi selettivi non sono sempre ispirati a linee guida davvero efficaci come abbiamo in numerose occasioni già illustrato. Le battute di caccia che si susseguono nella stagione venatoria da settembre a dicembre, condotte fuori dal parco, inducono i cinghiali a cercare rifugio nelle aree protette dove la loro densità può aumentare significativamente, mentre l’ambiente boschivo, finite le ghiande, non offre più cibo sufficiente a sfamarli tutti. Ecco che allora, di notte, questi cinghiali affamati vanno a cercare cibo nei campi seminati a grano dove scavano alla ricerca di pannocchie rimaste sotterrate dalle lavorazioni agricole autunnali, creando danni anche notevoli.
È una vera e propria emergenza, e l’Ente di gestione tramite la propria struttura responsabile per il controllo numerico dei cinghiali, non sottovaluta il problema: nel 2019 è stato predisposto un fitto programma di interventi di abbattimento di cinghiali che è iniziato fin dal 7 gennaio e prosegue al ritmo di 3 uscite settimanali fino ad aprile, mese in cui con le semine del mais i danni aumenterebbero in modo considerevole se non si interviene fin da ora in modo deciso. Ad aiutare il parco interviene anche il gruppo di cacciatori appositamente formati per operare in modo selettivo all’interno delle aree protette con interventi armati a ridotto impatto ambientale. Per ora gli interventi riguardano principalmente la Riserva Naturale della Confluenza della Dora Baltea con i suoi 1600 ettari di ambiente fluviale con grandi boschi e ghiaioni, ma anche dalla Riserva Naturale del Po Morto di Carignano (500 Ha) e dalla Riserva Naturale della Confluenza del Maira (178 Ha) giungono segnalazioni di danni. Anche gli agricoltori, diretti interessati a ridurre i danni alle proprie colture, collaborano col parco in varie attività che vanno dalla gestione di gabbie di cattura alla predisposizione di “false semine” in aree incolte per sfamare i cinghiali e trattenerli lontano dai seminativi, oppure mettendo in opera recinti elettrificati.