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Taranto, pesca illegale di cavallucci e cetrioli di mare: “Venduti illegalmente in Cina”
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La striscia

Dopo molte pressioni Marevivo è riuscita ad ottenere il decreto ministeriale 27 febbraio 2018 che prevede il divieto di pesca e di commercializzazione delle oloturie (cetrioli di mare) fino al 31 dicembre 2019. Nonostante il divieto, però, “è stato denunciato un illecito China Export di oloturie e cavallucci marini che parte dai mari di Taranto”.

“La denuncia – spiega Marevivo – arriva dall’ambientalista Luciano Manna che tramite VeraLeaks ha segnalato il mercato illegale che trova la sua clientela sull’app di messaggeria istantanea WeChat. I cavallucci marini vengono venduti come potenti afrodisiaci o per realizzare liquori pregiati, le oloturie, invece, sono utilizzate per uso alimentare, medico e nel settore della cosmesi. Pagati a pochi euro al chilo dai commercianti asiatici, vengono poi messi in commercio in Cina a prezzi elevatissimi: dai 200 ai 600 dollari al chilo. Questo ignobile commercio compromette irrimediabilmente il nostro ecosistema marino. Le oloturie scavano nei fondali, ingeriscono sedimento e digeriscono materia organica in esso contenuto. Il sedimento espulso favorisce l’attecchimento di altri organismi e ne aumenta il benessere. Non solo: le gallerie che si formano permettono l’ingresso di acqua ricca di ossigeno nei sedimenti, favorendo i fenomeni vitali. Anche i cavallucci marini, già protetti dalla CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), dalla Convenzione di Berna e dalla Convenzione di Barcellona, svolgono una funzione fondamentale per l’ecosistema. La particolarità di questi piccoli pesci d’acqua salata è che la femmina depone le uova nella sacca ventrale del maschio, dalla quale poi nascono i piccoli”.

«Quanto accaduto – afferma la presidente di Marevivo Rosalba Giugni – rende ancora più evidente la necessità di estendere in via definitiva il regime di tutela delle oloturie. I cetrioli di mare sono fondamentali anche se spesso vengono considerati animali di serie B. La loro commercializzazione, così come quella dei cavallucci marini, è un eco-reato efferato che non può e non deve rimanere impunito. Le risorse del mare – conclude – sono un bene fondamentale per tutti e non un profitto per pochi».

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