“La struttura principale è salva ma resta una grossa instabilità, la situazione è ancora precaria”: così il ministro della cultura del governo di Parigi Franck Riester ha spiegato la situazione in cui versa la cattedrale di Notre Dame, dopo l’incendio che ne ha distrutto la grande guglia e il tetto. Divampato alle 18:50 di ieri sera e domato alle 4 di questa mattina, il fuoco è stato domato da più di 400 vigili del fuoco che sono riusciti a salvare le due torri e le opere ma non la struttura lignea che copriva la cattedrale, che ha visto posare la prima pietra nel 1163.
“L’enorme perdita causata da questo incendio invita a riflettere sul fatto che le strutture portanti in muratura di tanti edifici monumentali, come per esempio gli archi a sesto acuto di una cattedrale gotica, spesso sorreggono coperture lignee non sempre a vista di dimensioni talvolta enormi”, è il commento che ha rilasciato Andrea Polastri, esperto dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Si tratta di una scelta che infiniti esempi di longevità, come quello stesso di Notre Dame, confermano nella sua funzionalità: purtroppo però, in caso di incendio, la disponibilità di ossigeno che le fiamme trovano in quota ne accelerano la propagazione”.“La velocità media di propagazione del fuoco sul legno è di 0,7 millimetri al minuto – interviene la collega Giovanna Bochicchio – ma essa dipende in misura determinante da elementi quali la specie legnosa, la massa volumica, l’umidità e altri fattori: nel caso di copertura a capriata, la struttura reticolare delle fa sì che le travature vengano attaccate dalle fiamme su tutti e quattro i lati, riducendo la sezione residua e aumentando notevolmente il rischio di crolli”.
“E’ impossibile entrare nel merito dell’accaduto in dettaglio – conclude Pier Paolo Duce, ricercatore dell’Istituto di biometeorologia del Cnr di Sassari – ma dai dati disponibili e dalle immagini diffuse la dinamica pare abbastanza chiara: l’incendio sarebbe partito dall’impalcatura che cinge la cattedrale per i lavori di restauro, diffondendosi sulla guglia e sul tetto. Il materiale ligneo è notoriamente combustibile e, rispetto a quello che viene colpito da un incendio boschivo, quello secco delle strutture della cattedrale lo è notevolmente di più. L’altro elemento di propagazione degli incendi è il vento, o meglio l’ossigeno, e a giudicare dalla dinamica della nube che si è elevata sopra la cattedrale pare che anche questo agente abbia fatto la sua parte”.