E’ iniziato il Jova Beach Party sui litorali italiani, in aree con ecosistemi fragili e vulnerabili, di alto pregio naturalistico e per questo oggetto di tutela. Una delle tappe si svolgerà a Plan de Corones, a 2750 metri d’altezza, anche questo un ambiente da rispettare. E questo, sta avvenendo non senza polemiche.
“Sin dal primo annuncio del tour – si legge in una nota – il Comitato No Party alla Palude ha sottolineato le inevitabili interferenze e danni che avrebbero subìto habitat protetti. E infatti le criticità e i problemi interessano tutte le tappe della tournée ed hanno fatto partire diversi esposti, relativi al rilascio delle autorizzazioni e ai vincoli paesaggistici e normativi ricadenti sulle zone prescelte”. Sotto la lente d’ingrandimento una delle prossime date del cantautore romano, quella del 16 luglio sul Lungomare Navigatori Etruschi nella frazione di Campo di Mare del Comune di Cerveteri. “Malgrado lo spostamento dall’area critica della spiaggia di Torre Flavia – sottolineano dal Comitato, ruspe e camion sono in attività continua dalla mattina al tardo pomeriggio, a pochissimi metri dal Monumento Naturale Palude di Torre Flavia. Hanno già sbancato le dune della fascia di litorale della località balneare per fare spazio al “villaggio” del Jova Beach Party”. “Al posto delle dune – osserva con preoccupazione il Comitato – sorgerà il backstage del Jova Beach Party, con annesso campo di atterraggio per un’eliambulanza. Si prefigura un vero scempio”.
E il comitato spontaneo non risparmia critiche al partner di Jovanotti, niente di meno che il WWF Italia. “Ci domandiamo come il Wwf Italia abbia potuto dare la sua partnership a questi concerti. La sua missione non dovrebbe coincidere con il conservare e proteggere le specie vegetali ed animali? Invece qui si avalla l’utilizzo di ruspe e trattori sulle spiagge, mentre sono anni che si delegittima la pulizia meccanicizzata degli arenili, una pratica che distrugge la vita naturale”.
Eppure il ruolo dell’associazione ambientalista sembra non fermarsi qui: con una dichiarazione apparsa sulla stampa, l’amministratore delegato della Trident Music, Maurizio Salvadori, rispondendo agli attacchi degli ultimi giorni chiama in causa proprio il Wwf e lascia intendere un ruolo attivo dell’associazione nell’organizzazione delle tappe del tour. L’ad afferma: “Da oltre sei mesi la nostra società, che opera in partnership con il Wwf, ha lavorato alacremente per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie all’effettuazione del tour di Lorenzo Jovanotti Cherubini nei lidi italiani. Tutto questo percorso è stato monitorato quasi quotidianamente e condiviso dal Wwf, che ci ha continuamente consigliati e supportati sulle doverose scelte da effettuare a protezione dell’ambiente e che ringraziamo”.
Il Wwf Italia, da parte sua, ha diramato un comunicato nel quale elogia il Jova Beach Party come “una grande occasione per raggiungere un gran numero di cittadini da informare e sensibilizzare sullo stato degli oceani che sui comportamenti che ci permettono di ‘alleggerire’ peso dei nostri stili di vita sui nostri mari e sulle nostre spiagge”. “Dichiarazioni che non si conciliano affatto – prosegue il comitato spontaneo – con l’azione delle ruspe sui litorali, con quello che sembrerebbe uno “scoticamento”, termine usato in agraria per descrivere l’asportazione della cotica erbosa di un terreno, effettuato durante le fasi di preparazione delle aree adibite ad ospitare i concerti, e la conseguente movimentazione d’ingenti quantità di sabbia e terra, con l’invasione prevista di circa 40 mila persone a tappa pronte a scatenare il caos sulle spiagge ed abbandonare, con tutta probabilità, un mare di rifiuti”.
E conclude: “La presidente di Wwf Italia a nostro avviso avrebbe dovuto prendere le distanze da iniziative quali il Jova Beach Party. Questa collaborazione, che appare solo un’operazione commerciale invasiva e tutt’altro sostenibile, ha allontanato diversi soci e simpatizzanti dall’associazione. Auspichiamo una decisa presa di posizione da parte del WWF, e non le solite risposte stereotipate. Non è sostenibile, dal punto di vista ambientale, un evento che arreca danni ai luoghi, distrugge le riserve naturalistiche e le zone nelle immediate vicinanze, con disagi alla popolazione del posto. Il tutto giustificato da un presunto e poco calcolabile beneficio economico per i cittadini, come affermato da alcune amministrazioni locali coinvolte”.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.