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Polveri sottili: “Ad inquinare non sono legna o pellet ma le stufe obsolete”
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La striscia

Il nuovo anno sul fronte dell’inquinamento e della qualità dell’aria è cominciato male, con livelli da emergenza in tutta Italia. Una guerra che fa 80mila vittime l’anno, così l’ha definita il Ministro Costa. Traffico e riscaldamento sono sul banco degli imputati e in molti hanno chiesto “misure drastiche: meno auto, meno traffico, più riscaldamento che non inquina.
Ma se sul tema del traffico i cittadini hanno le idee chiare, sul fronte del riscaldamento c’è ancora molta confusione e, soprattutto, poca informazione. Per esempio le biomasse legnose, ovvero legna e pellet che rappresentano la seconda fonte di riscaldamento delle famiglie italiane, da un lato sono accusate di essere tra le cause di inquinamento, e dall’altro sono ritenute fondamentali perché rappresentano la prima fonte di energia rinnovabile. 
Ma qual è la verità? “Ad inquinare non sono le biomasse legnose ma l’uso ancora troppo diffuso di apparecchi vecchi e inquinanti” spiega Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, che denuncia: “Dobbiamo smetterla con le solite fake news e far sapere invece qual è la realtà delle cose e soprattutto cosa bisogna fare. Innanzitutto sostituire i vecchi apparecchi con quelli di nuova generazione che abbattono le emissioni fino all’80 per cento, un’enormità”. Le cifre parlano di quasi il 60% di stufe a legna o pellet con oltre cinque anni e il 18% con più di dieci anni. “Sono anni in cui la tecnologia ha fatto passi da gigante – aggiunge Marino Berton, coordinatore dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali – e lo dimostra il fatto che quando per l’emergenza smog vengono posti dei limiti agli impianti di riscaldamento, non riguardano mai quelli di nuova generazione. Bisogna capire quindi che rottamare le vecchie stufe a legna e pellet è fondamentale nella lotta all’inquinamento, è come passare da un’auto Euro 0 a un’auto euro 6”.
Una prova evidente di questo effetto sono i dati elaborati da ARPA Lombardia la quale ha evidenziato nell’arco di 8 anni, dal 2008 al 2015, che il numero degli apparecchi a biomasse della regione è rimasta sostanzialmente uguale mentre le emissioni di PM si sono ridotte di circa il 30% per effetto del turnover tecnologico. Per favorire questa sostituzione esiste il Conto Termico, che rimborsa ai cittadini fino al 65% delle spese. Non si tratta di una detrazione ma di un versamento sul conto corrente entro tre o quattro mesi, eppure viene usato poco perché non è conosciuto, e così nel 2019 solo il 32% dei fondi a disposizione è stato utilizzato dai cittadini. Perfino la PA ha lasciato nel cassetto il 70% degli incentivi del Conto Termico che aveva a disposizione. “Investire nell’innovazione è indispensabile per combattere sia l’inquinamento che il cambiamento climatico”, sottolinea Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, precisando che “sono due facce della stessa medaglia. La sostituzione di energie fossili con energie rinnovabili come le biomasse legnose è e resta una scelta irreversibile”. Anche i comportamenti sono importanti, rispetto all’uso di legna e pellet, per esempio, accanto alla rottamazione dei vecchi apparecchi devono esserci una corretta installazione, una manutenzione responsabile e l’uso di combustibili certificati. In sostanza, ci sono le tecnologie e i fondi, ma manca la corretta informazione, tassello fondamentale per ogni lotta all’inquinamento e all’emergenza climatica.

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