I dati sul clima di febbraio confermano l’impressionante anomalia di un inverno assente. Clima diurno quasi costantemente con valori da primavera. E’ stato un mese particolarmente secco: manca all’appello il 67% di piogge
Dall’analisi del clima che ha caratterizzato il mese di febbraio 2020 emerge chiaramente una forte anomalia sia per ciò che riguarda le temperature che la pioggia. L’inverno meteorologico- afferma il meteorologo di Meteo Expert Simone Abelli- si chiude con un mese di febbraio caratterizzato da un Vortice Polare ancora molto forte. Infatti, la fase positiva dell’Artic Oscillation Index (AO), l’indice climatico che quantifica proprio la forza o la debolezza del Vortice Polare, si è prolungata anche nell’ultimo mese invernale condizionando pesantemente le condizioni del tempo nell’area euro-mediterranea dove il clima mite e siccitoso ha dominato la scena. La frequente presenza di massicce aree di alta pressione e di masse d’aria calda proveniente dalle basse latitudini ha riguardato il continente europeo e in particolare l’Italia.
Notevole l’episodio del 3 febbraio quando l’effetto dei venti di Foehn su una massa d’aria in risalita da latitudini tropicali ha dato origine a caldo anomalo su gran parte del Paese, con temperature che hanno toccato nuovi record storici come a Torino con 26.7°C e a Capo Bellavista sulla Sardegna tirrenica con 27°C. Nel corso del mese si sono verificati altri episodi di caldo anomalo che hanno contribuito a determinare altri record di temperatura come i 25.9°C del 23 febbraio all’aeroporto di Aosta e i 22.3°C del giorno 25 a Rimini. Solo alla fine della prima decade le fredde correnti settentrionali hanno riportato temporaneamente le temperature entro i canoni stagionali. Complessivamente è stato, quindi, un febbraio molto caldo con +2.7°C di anomalia che lo pone al 3° posto tra i mesi di febbraio più caldi dopo quelli del 2014 e del 2016.
Anche l’intera stagione invernale 2019-2020 sale sul podio al 3° posto fra le più calde con uno scarto di 1.9°C sopra la media, alle spalle degli inverni 2006-2007 e 2013-2014. Limitando l’analisi alle regioni settentrionali, vengono evidenziati scarti dalla media ancora più ampi rispetto ai dati nazionali; in effetti, a conti fatti, per il Nord è stato il febbraio e l’inverno più caldi della serie storica, con anomalie pari rispettivamente a +3.3°C e +2.5°C, quest’ultima in condivisione con gli inverni del 2007 e del 2014. Tornando a livello nazionale, i risultati divengono ancora più rilevanti se si prendono in considerazione le temperature massime che, come accaduto nel mese di gennaio, hanno maggiormente contribuito a determinare l’anomalia complessiva. Infatti, tenendo conto dei valori massimi di temperatura, sia febbraio, sia l’intero inverno balzano al 1° posto fra i più caldi con anomalie pari rispettivamente a +3.4°C e +2.5°C sull’Italia intera. Nel mese di febbraio al Centro-Nord l’anomalia delle temperature massime è stata di +4°C; ciò significa che in queste regioni il clima diurno è stato in gran parte molto vicino alle condizioni normali tipiche del mese di marzo.