Le aziende agricole a coltivazione biologica in Italia raggiungono ormai le 79mila unità e la loro tendenza è ancora in crescita, dopo che nell’ultimo decennio l’andamento ha fatto registrare un +66%. Proprio nella giornata di ieri, dopo l’intesa in Conferenza Stato-Regioni, il Ministro Bellanova ha apposto la propria firma sul cosiddetto “decreto rotazioni” che applica alcune modifiche alla precedente normativa e pone fine ad alcune deroghe concesse ad alcune Regioni.
Sostanzialmente, il nuovo decreto si concentra sul tema degli avvicendamenti colturali, tema fondamentale della pratica agricola biologica e reintroduce il sovescio ai fini della rotazione di alcuni seminativi, ovvero l’interramento di apposite colture allo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno. Ma non solo: la norma specifica che questa importante pratica agronomica deve prevedere “una leguminosa, in purezza o in miscuglio, che permane sul terreno fino alla fase fenologica di inizio fioritura prima di essere sovesciata, e comunque l’agricoltore deve garantire un periodo minimo di 90 giorni tra la semina della coltura da sovescio e la semina della coltura principale successiva”. Inserisce poi il maggese ai fini dell’avvicendamento purché rimanga sul terreno per un periodo non inferiore a 6 mesi.
“Cosa fatta, capo ha”: difatti il mondo del bio è in attesa di un’altra normativa fondamentale per il settore che risponde al nome di “legge sul bio”. “Attendiamo da anni l’approvazione della legge sul biologico che oggi più che mai rappresenta uno strumento concreto di sostegno e rilancio per le tante aziende che lavorano per produrre cibo sostenibile che sono fortemente penalizzate da questo periodo emergenziale legato alla diffusione di Covid-19”, fa eco Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio. “Per far ripartire il settore agroalimentare, puntare su un modello di agricoltura biologico è strategico poiché è in grado di conciliare sostenibilità economica, sociale e ambientale, oltre che garantire un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico e una opportunità di sviluppo e occupazione per i territori rurali”.