Lo evidenzia un nuovo dossier realizzato dall’ufficio TRAFFIC per la Commissione Europea: sono stati ben 6012, rispetto ai 5644 dell’anno precedente (+7%) i sequestri di prodotti di fauna e flora selvatici illegali effettuati in Europa
I dati sono riportati nel nuovo dossier redatto dal TRAFFIC (programma congiunto di WWF e IUCN che monitora i commerci legali ed illegali di specie selvatiche) per la Commissione Europea e che si riferiscono al 2018, includendo unicamente le specie di flora e fauna strettamente protette dalla CITES, la Convenzione sul commercio internazionale di specie in pericolo che regola in maniera stringente il commercio di migliaia di specie che potrebbero scomparire a fronte di un prelievo insostenibile. E sono stati oltre 1000 i sequestri che hanno riguardato prodotti medicinali derivati da piante o animali, per un totale di oltre 7.000 chilogrammi e più di 300.000 unità sequestrate. Cavallucci marini, scaglie di pangolini, ossa di tigre e bile d’orso: tutti rimedi che senza alcun fondamento scientifico in alcune zone del mondo continuano ad essere considerati rimedi medicali.
Numeri altrettanto preoccupanti riguardano i rettili, sia esemplari vivi sia per le pelli e i derivati, con oltre 1000 sequestri e quasi 7000 unità. Seguono i coralli ed il loro commercio illegale con ben 650 sequestri e con oltre 4000 campioni sequestrati pari ad oltre 1000 chilogrammi.
A questi si sommano quasi 500 sequestri di uccelli vivi (oltre 1.000 esemplari, in particolare pappagalli), 400 sequestri di avorio (quasi 3.000 campioni per 145 kg di peso, tutti in UK) e oltre 400 sequestri di mammiferi (quasi 2.000 campioni tra pelli, trofei, parti e derivati, tra cui pelli di lupi, tigri e orsi) e più di 3.000 piante protette (soprattutto cactacee).
Se la maggior parte dei sequestri (circa 50%) hanno riguardato flussi in entrata verso l’UE, oltre 500 hanno interrotto traffici illegali interni all’Unione e oltre 400 riguardavano merci in transito o esportazioni dall’UE verso altri Paesi (in primis la Cina). Ben il 37% dei sequestri sono stati effettuati presso aeroporti.
Una stima del valore economico di minima (basata su meno del 10% dei sequestri) supera i 2,3 milioni di euro, in aumento rispetto agli 1,8 milioni di Euro stimati nel 2017, ma facendo supporre quindi un valore complessivo di molto superiore. A livello globale, il programma ambientale dell’ONU (UNEP) stima che il valore complessivo dei traffici illegali di fauna e flora selvatiche si aggiri tra i 7 e i 23 miliardi di dollari l’anno.
Tra i principali paesi di origine dei prodotti sequestrati in UE troviamo in primis la Thailandia (oltre 600 sequestri), seguita dalla Cina (oltre 400) e dall’Indonesia (quasi 200). Alla luce della pandemia in corso, nata proprio a seguito di traffici illegali o non controllati di fauna selvatica verso mercati cinesi, non c’è certo da stare tranquilli.
Sul sito web del WWF Italia è attiva la petizione che chiede all’Organizzazione Mondiale della Sanità di raccomandare la chiusura dei mercati di animali selvatici e che vengano adottate regole ancora più stringenti nei confronti dei commerci di fauna, sia per tutelare la salute umana che per il benessere degli animali che sono al centro di questi traffici. È possibile sottoscrivere la petizione su wwf.it/illegaltrade