A Wuhan è ora vietato mangiare animali selvatici: lo ha deciso l’amministrazione locale della metropoli cinese, epicentro della pandemia globale di Coronavirus che proprio dal “wet market” di Wuhan dovrebbe avere avuto origine. Wuhan dunque mette al bando il consumo come cibo degli animali selvatici, dei quali anzi è ora vietata la caccia con qualsiasi motivazione, ad eccezione di necessità imposte per “la ricerca scientifica, la regolazione della popolazione, il monitoraggio di epidemie e altre circostanze speciali”. Wuhan aderirà anche a un progetto del governo nazionale che offre contributi agli allevatori di animali selvatici, che naturalmente verranno danneggiati economicamente da questo bando. La decisione è sicuramente motivata dalla possibilità che la pandemia di Coronavirus sia nata nel mercato di Wuhan (chiuso poi a gennaio) dove oltre 30 specie di animali venivano vendute vive, in condizioni igienico-sanitarie spesso pessime. In questa situazione così promiscua è probabile che il Coronavirus abbia fatto il “salto” dagli animali all’uomo, scatenando quello che tutti ben conosciamo. La Cina ha subito forti pressioni dalla comunità internazionale per vietare il commercio di animali selvatici da quando è emerso il legame con lo scoppio della pandemia. Anche altre due province nella Cina centrale si sono già mosse nella stessa direzione. Il progetto prevede dunque che gli allevatori di animali selvatici di Wuhan e delle province di Hunan e Jiangxi vengano compensati per passare alla coltivazione di frutti, verdure, tè ed erbe medicinali e all’allevamento esclusivamente di animali domestici tradizionali, quali polli e maiali. Vi è anche un vero e proprio tariffario che stabilisce la quota di rimborso per ogni animale selvatico “salvato”. A febbraio la Cina ha imposto un bando temporaneo al commercio e al consumo di tutti gli animali selvatici sull’intero territorio nazionale, ora questo divieto sta diventando definitivo, almeno nelle regioni già citate e anche in altre città come Pechino, Shenzhen e Zhuhai – a Wuhan a dire il vero è per ora di cinque anni. Interpellato dal quotidiano britannico Independent, il dottor Peter Li ha affermato: “Il divieto di Wuhan sul consumo di animali selvatici è estremamente positivo come chiaro riconoscimento che il rischio per la salute pubblica di malattie diffuse attraverso il commercio di specie selvatiche deve essere preso molto sul serio se vogliamo evitare un’altra pandemia. Tra cinque anni non vi sarà tuttavia un rischio meno grave di malattia a causa del consumo di animali selvatici, quindi qualsiasi cosa al di fuori di un divieto permanente e globale è ancora un rischio troppo alto. Wuhan diventa la quarta città della Cina a fare questo passo, ora abbiamo bisogno di tutto il mondo per fare un passo avanti e chiudere il pericoloso commercio di animali selvatici”.