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Giornata Mondiale delle Tartarughe: otto specie in Italia e il dramma si consuma in mare
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La striscia

Elena Livia Pennacchioni
Elena Livia Pennacchioni
Vedo il mondo da 1 metro e 60, l'altezza al garrese del mio Attila. Sono l'addetta stampa della biodiversità, romana di nascita e veronese d'adozione, ma con il cuore ha in Umbria. Scrivo di animali, piante e qualche volta di come l'uomo riesce a salvarli!

Oggi si celebra in tutto il mondo la giornata delle tartarughe: in Italia vivono almeno 8 specie di testuggini e tartarughe, molte a rischio di estinzione.

Non solo per mare: le tartarughe vanno anche per terra. E il Belpaese, con i suoi ecosistemi così ricci di biodiversità, ospita otto specie tra testuggini e tartarughe, molte delle quali purtroppo a rischio estinzione. E’ per questo che ogni anno, il 23 maggio, si celebra il World Turtle Day, la Giornata Mondiale delle Tartarughe, istituita nel 2000 dall’American Tortoise Rescue (Atr) per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di salvaguardare questi meravigliosi animali, seriamente minacciati dalle attività dell’uomo. A calpestare la terraferma nel nostro Paese ci sono la testuggine di Hermann, in stato di conservazione cattivo o inadeguato, la testuggine marginata, presente in Sardegna, Toscana e Lazio a causa di antiche introduzioni e la testuggine greca, presente in Sardegna anche in questo caso a causa di antiche introduzioni. Ma è forse nei corsi d’acqua che si consuma il dramma più pesante: la testuggine palustre europea, minacciata e in calo in tutta Italia, e la testuggine palustre siciliana, con stato di conservazione inadeguato, sono gravemente minacciate dal degrado degli habitat e dall’introduzione di specie aliene invasive, come quella palustre americana. Tra queste ultime si sta consumando uno scontro epocale, nel mezzo del quale le nostre specie, più specializzate e meno versatili, stanno avendo la peggio. Non va molto meglio nei nostri mari, dove le minacce dell’uomo si moltiplicano per tutte e tre le specie vi abitano: la tartaruga comune, la tartaruga verde e la tartaruga liuto. La prima è senz’altro la più comune ed è anche l’unica a nidificare lungo le nostre coste; la tartaruga verde predilige le acque più calde del Mediterraneo orientale per nidificare e la sua presenza nei mari italiani è solo occasionale, mentre la tartaruga liuto nidifica in Atlantico ed alcuni suoi esemplari, che entrano in Mediterraneo per alimentarsi, si possono occasionalmente osservare anche nei mari italiani. Per loro, la frequentazione umana dei siti dove la specie depone è la prima causa di minaccia: non solo si tratta di un disturbo che può condizionare gli esemplari in fase di nidificazione, ma costituisce anche un danno fisico causato dalla pulizia meccanica delle spiagge e dall’illuminazione artificiale che determina il disorientamento dei neonati, nel momento in cui questi sono chiamati a guadagnare il mare. La perdita di naturalità delle spiagge, la mortalità dovuta alla cattura accidentale negli attrezzi da pesca o all’intrappolamento, l’ingestione di rifiuti plastici alla deriva e la collisione con i natanti poi, fanno il resto. I dati sullo stato di conservazione di tutte queste specie sono riportati nel sito curato da ISPRA, che ha inoltre pubblicato le linee guida per la riabilitazione e la manipolazione delle tartarughe marine che include anche un’analisi dello stato di conservazione delle 3 specie presenti nel Mediterraneo.

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