Costa: “Grande impegno della magistratura e forze dell’ordine a tutela degli imprenditori onesti dell’economia circolare”
“Complimenti alla DIA di Brescia che con il supporto del Gruppo Carabinieri Forestale e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura hanno messo fine ad un traffico illecito di rifiuti a danno dell’economia circolare”. Così ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha commentato l’esecuzione delle misure cautelari e di un decreto di sequestro preventivo, emessi dal Tribunale di Brescia, nei confronti di imprenditori operanti nel settore dei rifiuti.
“L’end of waste è un settore fondamentale valorizzare il potenziale dei rifiuti, necessario a trainare l’industria del riciclo – ha spiegato Costa – creando un’economia circolare dove i materiali possono essere reintrodotti sul mercato riducendo il consumo di risorse naturali e materie prime, e del quantitativo di rifiuti da destinare allo smaltimento. Questo settore è di importanza strategica per il nostro Paese – ha concluso il ministro – per questo ringrazio magistratura e forze dell’ordine per il loro impegno a tutela degli imprenditori onesti dalle infiltrazioni criminali nel mercato dell’economia circolare”.
La misura emessa dal GIP di Brescia su richiesta dal Sostituto Procuratore della DDA bresciana, Mauro Leo Tenaglia, ha riguardato due imprenditori, ed il sequestro preventivo di numerosi beni finanziari, immobili, compendi aziendali e quote delle società coinvolte nelle indagini, con sedi legali nelle province di Brescia, Mantova e Cremona, per un valore complessivo stimato in circa 6 milioni di euro. Gli accertamenti iniziati nel 2016, nell’ambito dell’operazione “Similargilla”, hanno disvelato un traffico di ingenti quantitativi di rifiuti che, attraverso la compilazione di documentazione falsa, venivano illecitamente smaltiti sotto la falsa veste di prodotti End-of-Waste, ovvero derivanti dal processo di recupero di rifiuti.
Nello specifico, i rifiuti transitavano in un impianto in provincia di Mantova e venivano illecitamente smaltiti in due siti nella provincia di Brescia, nonché in Provincia di Verona e Cremona.
Le modalità di perpetrazione del reato da parte delle ditte interessate si inquadrano nel fenomeno della cosiddetta finta economia circolare che risponde ad un cliché ben collaudato. L’impresa si offriva sul mercato per fare attività di recupero di rifiuti e ne riceveva da molteplici conferitori. Invece di trasformarli in un “non rifiuto” ( o End of Waste, o “cessato da rifiuto”), li cede senza aver completato il recupero, godendo in questo modo di un ingiusto risparmio di costi a scapito dei principi di tutela e salvaguardia dell’ambiente.