Tendenzialmente sono un tipo tollerante, preferisco il “non rompo le scatole a te, tu non le rompi a me”, ma su una cosa sono davvero intransigente: il complottismo. Non un complotto in particolare, ma la dietrologia che si scatena dietro qualsiasi evento di rilievo: dal primo uomo sulla Luna al Covid-19, passando per la morte di Elvis Presley, l’attentato alle Torri Gemelle o quelli in Francia, la presunta morte di Paul McCartney e Avril Lavigne, i lupi che prevengono i terremoti o i vaccini che ci trasformano in “robbbott”… insomma, il complottismo è davvero eterogeneo e non fa torto a nessuno. In questo senso ammetto di avere un grande privilegio: il mio nome è nella lista nera, disponibile online, di uno dei più celebri complottisti italiani, quasi una medaglia al valor civile per me. Cosa mi fa imbestialire dei complottisti? La supponenza di voler aver ragione a prescindere, facendo passare il messaggio che chi non crede alla loro “controinformazione” è una “pecora vittima del sistema”. Bisogna aggiungere che molto spesso chi crede ciecamente a queste teorie non ha uno straccio di titolo di studio, ma pensa di saperne di più di qualsiasi medico/ingegnere/storico (e chi più ne ha, più ne metta) di livello mondiale. Per carità, una laurea o un dottorato non trasformano chiunque in un vate che sciorina solo insindacabili verità, ma forse permettono di comprendere meglio un argomento rispetto a chi ha studiato presso “l’università della strada”, lavora presso “me stesso” e non sa mettere in fila quattro parole senza fare sette errori grammaticali. Una base di conoscenza serve, è oggettivo. Tuttavia oggi mi sono imbattuto nei post complottisti di un professore di scuola che, scrivendo in un italiano impeccabile, inventava strampalate teorie scoperte solo da lui… il che è decisamente peggio… Lo ammetto, ci sono rari casi in cui le loro teorie possono incuriosire, ma quando si chiede la fonte da cui è stata presa la notizia loro inviano il video su YouTube di “orsacchiotto92” o la storia su Instagram di “diavolettasexxysexxy”. Dalle foto su Netlog allo smascherare una cospirazione internazionale il passo è brevissimo. Ma c’è dell’altro: il voler vedere un complotto dietro qualsiasi cosa è una sorta di “al lupo al lupo” che ridicolizza anche i leciti dubbi che possono sorgere dietro eventi di rilievo che possono avere forti implicazioni politiche, causando sovente un effetto contrario al messaggio che vorrebbero far passare loro. E negli ultimi tempi, soprattutto per colpa dei social, c’è davvero una deriva in tal senso e in qualche modo bisogna arginare questa ondata di insensato e pericoloso complottismo.