È a Partinico, trenta chilometri a sud-ovest di Palermo, la prima Comunità del cambiamento di Slow Food. Ad animarla sono due realtà siciliane: Valdibella, cooperativa agricola attiva nella vicina Camporeale dal 1998, e NoE (No Emarginazione), cooperativa sociale che dal 1993 si occupa di inclusione sociale di persone portatrici di handicap. A sostenere economicamente il progetto, invece, è FPT Industrial, marchio che fa parte del gruppo CNH Industrial, che ha immediatamente scelto di sposarne la causa.
NEL 1998 LA COOPERATIVA RICEVETTE UN FONDO CONFISCATO ALLA MAFIA – La storia ci riporta indietro al 1998, quando NoE ricevette in affidamento un fondo proveniente dalla confisca alla mafia. Una superficie di poco più di cinque ettari che presto diventerà una food forest, una foresta commestibile. Che cosa significa? Che quell’area verrà convertita in un sistema agroforestale nel quale troveranno spazio diverse specie di piante, alcune destinate a produrre cibo e altre semplicemente ad arricchire la biodiversità necessaria a mantenere in equilibrio l’ambiente.
UNA FOOD FOREST, UN NUOVO MODELLO DI AGRICOLTURA – L’idea è nata negli ultimi mesi, tra maggio e giugno: «Mi ha telefonato Carla Monteleone, agronoma della cooperativa NoE, chiedendomi una mano per questo fondo» racconta il presidente di Valdibella, Massimiliano Solano. «Così ho coinvolto l’ecologo brasiliano Rafael da Silveira Bueno, con cui già collaboriamo in Valdibella, e siamo andati a vedere i terreni. È Rafael ad aver suggerito di creare una food forest». Il progetto prevede la piantumazione di circa 1500 alberi – tra cui olivi, frassini da manna, avocadi, agrumi, noci -, la nascita di un giardino mediterraneo e l’allestimento di un’area orticola.
Non solo: ci sarà un biolago per la gestione delle acque reflue fitodepurate, un’area di compostaggio e verranno piantate siepi che offriranno protezione dal vento e dagli incendi. Parola d’ordine: biodiversità. Lo dimostra anche la volontà di destinare un’area a querce, corbezzoli, ginestre, rose canine, mirti e biancospini, piante che rappresentano risorse alimentari per le api. «Sarà una realtà agricola professionale, produttiva, basata su uno schema agroecologico e improntata al minimo impatto ambientale» assicura Solano. «Per me è un nuovo modello di agricoltura».
UN CAMBIAMENTO DAI TERRITORI PER I TERRITORI – «Quando il progetto sarà realizzato il cambiamento sarà evidente» commenta Francesco Sottile, del Comitato Esecutivo di Slow Food Italia. «Un appezzamento di terra fertile sarà riconvertito alla produzione agricola, attraverso scelte basate su agroecologia e sostenibilità. Una food forest metterà insieme la biodiversità delle specie arboree con gli orti e i cereali, con le specie aromatiche e gli arbusti. I corridoi verdi permetteranno agli insetti di trovare spazio per nutrirsi, per riprodursi e per impollinare frutta e ortaggi. Saranno coinvolti giovani, saranno integrati alcuni portatori di fragilità che potranno toccare con mano il lavoro e la produzione. E nascerà una comunità di consumatori pronti a sostenere la produzione agricola creando sviluppo basato sulla responsabilità e la consapevolezza. È la Comunità del cambiamento a cui abbiamo pensato di rivolgere la nostra attenzione, una comunità che parte dai territori e ai territori destina strumenti di sviluppo creando un percorso virtuoso che sarà irreversibile».