I cambiamenti climatici in atto, il consumo di suolo, l’agricoltura intensiva stanno provocando cambiamenti profondi nella geografia degli uccelli nidificanti in Europa: negli ultimi 30 anni il 35% delle specie ha incrementato il proprio areale distributivo mentre il 25% lo ha ridotto, e intanto aumentano le specie alloctone, giunte a 39 nidificanti. Sono i dati salienti divulgati oggi dalla Lipu-BirdLife Italia sul nuovo Atlante europeo degli uccelli nidificanti, l’”Ebba2”, realizzato dall’Ebcc (European bird census council) anche in collaborazione con le associazioni europee aderenti a BirdLife International – ed edito da Lynx.
LA PREPARAZIONE DEL NUOVO ATLANTE – che, per l’Italia, ha utilizzato 4 milioni di dati forniti dalla piattaforma Ornitho.it, compresi i dati del progetto Fbi (Farmland bird index) curato dalla Lipu dal 2009 ad oggi e incentrato sugli uccelli degli ambienti agricoli – ha avuto avvio 10 anni fa grazie all’’Ebcc, associazione europea di ornitologi che si dedicano al monitoraggio degli uccelli. Basato sul suo predecessore, l’Atlante Ebcc degli uccelli nidificanti europei, pubblicato nel 1997 sui dati degli anni Ottanta, il nuovo Ebba2 ha combinato elevati standard scientifici adottando però anche un approccio di citizen science per raccogliere una grande mole di dati sulla distribuzione e l’abbondanza di tutte le specie di uccelli in Europa e documentare i cambiamenti avvenuti dopo la pubblicazione del primo atlante.
DURANTE IL PERIODO DI LAVORO SUL CAMPO (2013-2017) – l’Ebba2 ha riscontrato 539 specie di uccelli che si riproducono in Europa, 59 delle quali concentrate principalmente in Europa (quasi endemiche) e 40 che si trovano solo in Europa (endemiche). Poche le specie così diffuse da essere registrate in oltre l’85% delle aree oggetto dei rilevamenti, come ad esempio la ballerina bianca o il cuculo, mentre oltre il 50% delle specie è stato invece osservato in meno del 10% di tutti i quadranti censiti, un fatto che comporta, per molti Paesi, una specifica responsabilità nel conservare questa ricchezza comune.
SECONDO IL NUOVO ATLANTE EUROPEO – le aree di riproduzione degli uccelli europei si sono spostate, in media, di 28 chilometri verso nord, circa un chilometro all’anno. I dati mostrano che 57 specie alloctone si riproducono in Europa, ovvero una specie di uccelli nidificanti europei su dieci è stata introdotta da altri paesi; 39 di queste specie sono state documentate per la prima volta negli ultimi tre decenni.
UN ALTRO DATO PREOCCUPANTE – è che i notevoli cambiamenti nei paesaggi e nel clima europei hanno provocato l’estinzione di alcune specie autoctone come ad esempio la quaglia tridattila o di altre specie che colonizzavano naturalmente il continente europeo come il piccolo rondone indiano.
IL NUOVO ATLANTE EUROPEO EVIDENZIA I NOTEVOLI CAMBIAMENTI CHE SI SONO VERIFICATI – nell’avifauna continentale negli ultimi 30 anni. Il 35% di tutte le specie autoctone ha aumentato l’areale di riproduzione, tra cui l’airone guardabuoi, la cutrettola testagialla orientale o il gabbiano corallino. Il 25% delle specie ha invece mostrato una diminuzione dell’areale, come ad esempio il combattente, l’otarda, la ghiandaia marina e l’ortolano.
I DATI FARMLAND BIRD INDEX DELLA LIPU – Gli effetti negativi sulle specie degli ambienti agricoli si sono manifestati in particolare nella regione mediterranea e nell’Europa occidentale e centrale. Lo stato di salute della campagne italiane, infatti, peggiora di anno in anno. Allodole, rondini, cardellini e passeri, un tempo comuni, si sono dimezzati tra il 2000 e il 2019 secondo il progetto Fbi (Farmland bird index), che la Lipu ha inviato all’Ebcc per la realizzazione del nuovo Atlante europeo. Il progetto Fbi evidenzia che che il saltimpalo è diminuito del 73%, il calandro del 72%, il torcicollo è del 71% e l’averla piccola del 62 per cento. Sono le aree di pianura a far registrare il trend peggiore (-46%) rispetto a quello nazionale o degli ambienti di collina o di montagna. “L’Fbi, indice di popolazione di 28 specie che vivono principalmente nelle zone agricole, come tortora selvatica, usignolo, cutrettola e storno – spiega Laura Silva dell’Area conservazione natura della Lipu – ha mostrato un valore, nel 2019, pari a -26%, con ben 16 specie su 28 che registrano trend negativi o fortemente negativi, con sette specie stabili e solo cinque in aumento”.
MENTRE LE SPECIE TIPICHE DEGLI AMBIENTI AGRICOLI SONO IN DIMINUZIONE, QUELLE FORESTALI RISULTANO IN AUMENTO – probabilmente anche a causa dell’abbandono delle pratiche agricole in aree marginali con conseguente ricrescita delle foreste. Un’altra tendenza è rappresentata dagli uccelli specialisti delle praterie montane e della tundra, delle paludi e delle brughiere, che stanno perdendo terreno in parti sostanziali dei loro range.
CI SONO ANCHE STORIE POSITIVE –Secondo Petr Voříšek, della Società Ceca di Ornitologia e membro del team di coordinamento Ebba2, le politiche e direttive ambientali, laddove attuate, possono essere efficaci: “Molte specie di interesse europeo per la conservazione hanno sofferto un calo, ma ci sono anche storie positive che indicano che la conservazione della natura funziona. Molte specie protette dalla legislazione internazionale, come l’aquila di mare, hanno aumentato la loro distribuzione in Europa. Una tendenza che si legge anche nell’aumento della distribuzione riproduttiva di alcune specie delle zone umide interne che hanno beneficiato di una migliore protezione delle specie e dei loro habitat, come per esempio il tarabuso e l’avocetta”.
UN ATLANTE INDISPENSABILE PER PIANIFICARE LA CONSERVAZIONE DEL NOSTRO CONTINENTE –“Questo Atlante è una pubblicazione chiave, una guida indispensabile per pianificare il futuro lavoro di conservazione nel nostro continente – spiega Claudio Celada, direttore Area conservazione natura della Lipu-BirdLife Italia – Aiuta i professionisti a comprendere i cambiamenti nella distribuzione di tutte le specie nel corso degli anni e quindi mette chiaramente in evidenza dove concentrare le attività di conservazione delle specie e di ripristino degli habitat“.