Da Legambiente arriva la segnalazione di quello che sta accadendo in Valle d’Aosta e che ragionevolmente, accade in questo periodo in molte altre Regioni d’Italia. “Da tempo – spiega l’associazione ambientalista – e in particolare negli ultimi giorni, riceviamo segnalazioni di cittadini della Bassa Valle che lamentano gli effetti negativi sulla qualità dell’aria dovuti a giornalieri roghi praticati sul territorio. Gli studi scientifici tuttavia, avvertono sui danni dell’inquinamento causato da questi fuochi, oggetto nella nostra regione di puntuali campagne di monitoraggio da parte dell’ARPA, soprattutto in periodi come quello invernale, in cui basse temperature e bassa pressione schiacciano a terra e ci costringono a respirare i fumi prodotti; in territori come i nostri, poi, la conformazione delle valli non permette la dispersione delle particelle cariche di veleni. A poco serve inoltre chiudere le finestre: le polveri penetrano egualmente nelle case proprio mentre l’emergenza sanitaria ci costringe a restarvi. E’ evidente che c’è un vuoto normativo – proseguono gli ambientalisti – per cui il problema reale dell’eliminazione dei residui vegetali (speriamo solo quelli!) viene risolto con i metodi più sbrigativi”. E’ evidente dunque che le linee guida previste nel Piano del miglioramento della qualità dell’aria non sono evidentemente sufficienti. Legambiente chiede alla politica di intervenire per trovare soluzioni alternative ai roghi, facendo anche presente che nelle regioni del nord Italia vige il divieto degli abbruciamenti dei residui vegetali nel periodo invernale (vedasi ad esempio la L.R. Piemonte 15/2018); si ricorda infine che i divieti possono essere anche stabiliti con ordinanze dei Sindaci, nell’interesse della salute pubblica.