Ventidue persone denunciate, di cui una arrestata; oltre 6.000 cartucce, 21 fucili e 9 richiami acustici vietati sequestrati; ritrovate quasi 1.000 anatre morte nei freezer dei denunciati. Sono i numeri della grossa operazione antibracconaggio appena conclusa nel Delta del Po, province di Rovigo, Ferrara, Venezia e Ravenna, dai Carabinieri Cites – Reparto operativo – Soarda con i Carabinieri forestali delle province interessate, il Reparto Carabinieri Biodiversità di Punta Marina e con la preziosa collaborazione dei volontari della Lipu e del Cabs.
I controlli diurni e notturni sono stati effettuati all’interno e all’esterno di alcune aziende faunistico – venatorie in ambienti lagunari e vallivi anche con l’utilizzo di imbarcazioni, e nelle abitazioni di alcuni dei 22 bracconieri denunciati, dove sono state trovate nei freezer quasi 1.000 esemplari di anatre morte destinate con ogni probabilità al mercato nero della ristorazione, tra cui germani reali, alzavole, codoni, canapiglie e fischioni, ma anche un’oca lombardella, specie protetta. I bracconieri sono stati sorpresi mentre utilizzavano richiami acustici vietati dalla legge: nove gli apparecchi sequestrati. Tra le 22 persone denunciate c’è anche un arrestato per detenzione di arma clandestina nel suo domicilio di Campagna Lupia (Venezia), oltre a 3mila munizioni di vario calibro e una volpoca imbalsamata, specie particolarmente protetta. Ingente il quantitativo di armi sequestrate, pari a 21 fucili e 6mila cartucce, oltre a 3 macchinari per spiumare gli uccelli e un intero sito dove veniva effettuata la macellazione clandestina. Sequestrati anche importanti documenti utili per future investigazioni.
“Il Delta del Po, tra i siti più importanti d’Europa per lo svernamento degli uccelli selvatici, è anche un hotspot secondo il Piano d’azione nazionale contro il bracconaggio – afferma Aldo Verner, presidente della Lipu – Grazie all’impegno e alla passione dei nostri volontari abbiamo contribuito a questa massiccia operazione dei Carabinieri forestali, che ringraziamo. I controlli devono decisamente aumentare ma soprattutto bisogna voltare pagina sotto il profilo della tutela. Non è possibile che ancora oggi un’area della valenza naturalistica mondiale come il Delta del Po non sia ancora parco nazionale. E’ tempo di sanare questa ferita“.