All’improvviso l’ambiente si trova al centro della scena: partito in sordina senza che neanche nessuno si curasse di capire chi potesse sostituire Sergio Costa (come avevamo già scritto qui), arriviamo a oggi in cui il capo del dicastero verde dovrebbe fondere in sé addirittura due enormi ministeri: quello dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per l’appunto e il Ministero dello Sviluppo Economico, sotto il grillino cappello del Ministero per la Transizione Ecologica. Quindi, oltre ad essersi accorti nel giro di 24 ore che non solo l’ambiente ha bisogno di una guida competente, ma che – udite, udite! – a questo giro ci sono pure i soldi del Recovery Fund da spendere, hanno alzato il tiro e raddoppiato la posta. E puntuale come un orologio svizzero, è arrivato pure il totonomi. Walter Ganapini, tra i fondatori di Legambiente, con una enorme esperienza nella gestione delle aziende di raccolta rifiuti? Catia Bastioli, amministratrice delegata di Novamont, inventrice della cosiddetta chimica verde? Non si sa, per il momento basta il nome ridondante del super-ministero.
Ma Mario Draghi si è fatto incastrare dai grillini, dagli ambientalisti o dal Presidente Mattarella? Perché – leggiamo sul sito dell’attuale Ministero dell’Ambiente – un “Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi” già esiste ed è alle dirette dipendenze del capo di via Cristoforo Colombo. Peraltro, è scritto che le sue funzioni sarebbero quelle di curare “le competenze in materia di economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientemente energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale”, ovvero esattamente quanto prospettato da Grillo nel vademecum sulla nuova forma dell’ambiente italiano. E poi, quale sarebbe il costo di spesa pubblica per sostenere una fusione di due colossi che è vero debbano intersecarsi, ma che a tratti trattano tematiche e competenze lontane anni luce? Cioè, al nuovo Ministero della Transizione Ecologica, avrà ragione il biologo o l’economista? L’etologo o l’analista? E i tempi, quali saranno i tempi di realizzazione considerando che i fondi del Recovery Fund saranno sottoposti alle prime valutazioni già quest’anno?
Se sia il primo scivolone per l’ex governatore della BCE noi non lo sappiamo, ma certo è che che qualche macchia andrebbe lavata via subito.