Se Roberto Cingolani, il fisico che fino a ieri prima dell’annuncio dei 28 Ministri del nuovo Governo Draghi guidava il dipartimento dell’innovazione tecnologica della più grande azienda italiana nel capo della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, ha assunto la guida del Ministero dell’Ambiente riformulato in Ministero della Transizione Ecologica, allora il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali non poteva essere da meno: bisognava chiamare un ingegnere edile. Una scelta politica quella di Stefano Patuanelli, tessitore di trame dell’area moderata del M5S che prende il posto di Teresa Bellanova, al quale qualcuno doveva pur affidare qualcosa “per il disturbo”. E c’è andata di mezzo la filiera agroalimentare, la selvicoltura, il rilancio di un intero settore agricolo che rischia di essere fagocitato dalla grande industria, oltre che tutto il tema della gestione dei dazi, che ci rende costosissimo esportare mentre ci ritroviamo un import che ci manca poco non debba nemmeno pagare il casello dell’autostrada.
Laureato in ingegneria edile con il massimo dei voti. Esponente del Movimento 5 Stelle, è stato capogruppo al Senato dal 6 giugno 2018 al 4 settembre 2019 e ministro dello Sviluppo economico dal 5 settembre 2019 con il governo Conte II. La Repubblica scrive: “Si distingue per i toni pacati e il fare rassicurante. Grande appassionato di basket. È un 5 Stelle ma potrebbe pure essere del PD. Sempre pronto ad ascoltare e a raggiungere un compromesso”. Non ha alcuna compentenza in materia di agricoltura, a meno che non decidiamo che chi abbia una laurea e un percorso post-accademico, sia solo per questo in grado di guidare un ministero dalle competenze scientifiche. E vale anche per il suo collega Cingolani, fisico specializzato in tecnologia e innovazione, che facciamo fatica a capire quali miracoli possa fare nel campo della biologia, ad esempio.
D’altronde, a votare non ci si poteva andare, pertanto benvenuti nell’era della Transizione Ecologica.
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