“Sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’Euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati Nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori d’origine e residenza, dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione Europea. Senza Italia non c’è l’Europa ma fuori dal’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine, c’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”. Inizia così il discorso di Mario Draghi in Senato, che si accingerà poi a raccogliere il primo voto di fiducia per poi passare domani alla Camera e dare il via definitivo al Governo più europeista che abbiamo mai avuto. Parola d’ordine “transizione”, in tutti gli aspetti del suo mandato politico. Il primo? Quello educativo e culturale.
“E’ necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale. Siamo chiamati a disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche del multilinguismo. Il programma nazionale di ripresa e resilienza assegna un miliardo e mezzo agli istituti tecnici, venti volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”.
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Poi, l’ambiente. Sempre strettamente associato alla globalizzazione e alla digitalizzazione, in relazione allo sviluppo dei mercati. “La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica stanno da anni cambiando il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione universitaria. Allo stesso tempo occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza. Ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici”. “Quando usciremo dalla pandemia che mondo troveremo? La scienza e il buonsenso ci suggeriscono che le cose potrebbero non tornare come prima. Il riscaldamento del Pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dal’inquinamento alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili, lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura, potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo. Come ha detto Papa Francesco, “le tragedie naturali sono la risposta della Terra al nostro maltrattamento e io penso che chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo che mi direbbe che è una cosa buona. Siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”. Proteggere il futuro dell’ambiente conciliandolo con il progresso economico e sociale, richiede un approccio nuovo. Digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, il cloudcomputing, scuola ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le nostre azioni”.
TURISMO
“Anche nel nostro Paese, alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio, il modello di turismo, che prima della pandemia rappresentava il 14% del totale delle nostre attività economiche, imprese e lavoratori vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare l’ambiente, cioè almeno di non sciupare città d’arte, luoghi e tradizioni che generazioni attraverso molti secoli ci hanno tramandato. Il cambiamento climatico, come la pandemia, penalizza alcuni settori produttivi senza che vi sia un’espansione in altri settori che possano compensare. Dobbiamo quindi esser noi ad assicurare questa espansione e lo dobbiamo fare subito. La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia, dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive, che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibile che sono state create. Vogliamo lasciare un buon Pianeta, non solo una buona moneta.
RECOVERY PLAN
Il precedente governo ha già svolto un’enorme mole di lavoro sul Programma di Ripresa e Resilienza, dobbiamo approfondire e completare quel lavoro che includendo le necessarie interlocuzioni con la Commissione Europea, avrebbe una scadenza molto ravvicinata, alla fine di aprile. Voglio qui riassumere l’orientamento del nuovo Governo: le missioni del programma potranno essere rimodulate ed accorpate ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente. Ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e òa cultura, la transizione ecologica, le infrastrutture per la mobilità sostenibile, la formazione e la ricerca, l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale, la salute e la relativa filiera produttiva. Nelle prossime settimane, rafforzeremo la dimensione strategica del programma, in particolare le energie da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli elettrici, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione in 5G. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa pontiamo nel 2030 e nel 2050, anno in cui l’Unione Europea intende arrivare zero emissioni nette di Co2 e gas climalteranti.
IL G20
“Dal dicembre scorso e fino alla fine del 2021, l’Italia esercita per la prima volta la Presidenza del G20. Il programma, che coinvolgerà l’intera compagine governativa, ruota intorno a tre pilastri: People, Planet, Prosperity. L’Italia avrà la responsabilità di guidare il Gruppo verso l’uscita dalla pandemia, e di rilanciare una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti. Si tratterà di ricostruire e di ricostruire meglio. Insieme al Regno Unito – con cui quest’anno abbiamo le Presidenze parallele del G7 e del G20 – punteremo sulla sostenibilità e la “transizione verde” nella prospettiva della prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (Cop 26), con una particolare attenzione a coinvolgere attivamente le giovani generazioni, attraverso l’evento “Youth4Climate”.