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Aeroporto di Bergamo, nuovo radiofaro: nella cintura verde a rischio oltre 600 alberi tra cui platani, olmi, pioppi neri e carpini
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La striscia

Legambiente: “Questo progetto deve essere ripensato, inaccettabile indifferenza verso la biodiversità e il paesaggio”

Una grande antenna che poggia su un basamento alto 6 metri per l’installazione di un sistema di radionavigazione per aeromobili. È il nuovo radiofaro che Sacbo, Società per l’Aeroporto Civile di Bergamo-Orio al Serio, intende installare in un’area classificata come agricola: l’obiettivo sarebbe quello di offrire uno strumento che fornisce informazioni utili al pilota per capire la sua posizione, ma che avrebbe un enorme impatto sulla cintura verde cittadina. 

«La Società per l’Aeroporto Civile di Bergamo-Orio al Serio prosegue il suo sviluppo e già come nel passato, lo fa in maniera del tutto indifferente al contesto in cui si trova”, interviene in una nota Legambiente Bergamo. “Si tratta di un intervento sicuramente utile per migliorare la sicurezza aeroportuale, ma che lascia molte perplessità per quello che comporta: dalle infrastrutture annesse come strada, recinzione, sottoservizi, illuminazione, al taglio a raso di moltissime piante. Non è davvero più tempo di aggredire il patrimonio vegetale in questo modo». Al fine di garantire il corretto funzionamento del radiofaro, infatti, pare sia indispensabile eliminare ostacoli al di sopra dei 7 metri di altezza ovvero tagliare la vegetazione arborea all’interno dell’area di raggio 100 m dall’antenna e al di sopra dei 10 m nell’area di raggio tra i 100 e 200 m. A rischio sono 602 piante (354 platani, 28 olmi, 13 pioppi neri, 5 aceri campestri, 2 carpini bianchi e 200 robinie). Tra queste ve ne sono 90 “colpevoli” di essere più alte di 12 metri nella fascia compresa tra i 200 e i 300 metri. La potatura, ufficialmente, non è contemplata perché è equiparata alla capitozzatura, pratica ordinariamente non ammessa e possibile solo tramite specifica autorizzazione da parte dell’Amministrazione Provinciale. Pertanto, anche le piante più distanti e più alte di 12 metri verranno abbattute. La maggior parte di queste piante si trovano in parte in zona boscata lungo il torrente Morla, oppure costituiscono filari lungo i canali di irrigazione o i percorsi agricoli. Certamente tagliare a raso ha il vantaggio economico di annullare costose potature di manutenzione.

Recenti studi della australiana J. Cook University dicono che in città un albero assorbe in un anno tra i 10 e i 20 Kg di CO2. E tale valore in una zona di bosco si aggira tra i 20 e i 50 Kg. Applicato a questo caso, si tratterebbe di un’azione di assorbimento che va da i 6000 Kg ai 30.000 Kg di COin un anno. «Di questo si dovrebbe tenere conto – prosegue Legambiente Bergamo – nel caso infelice che l’opera venisse confermata, per la quantificazione delle compensazioni. Queste dovrebbero essere tali da garantire un numero di piante almeno doppio di quelle tagliate, considerando anche le dimensioni e il loro sviluppo, e garantendone la manutenzione per almeno 3 anni come previsto dalle Linee guida del Ministero dell’Ambiente. È del tutto evidente che questo progetto debba essere ripensato. Si tratta di un numero enorme di alberi, alcuni dei quali meriterebbero di essere inseriti nella categoria degli “Alberi monumentali”».

Il radiofaro verrebbe realizzato in una zona che il PGT di Bergamo definisce un ambito della “tradizione e produzione agraria” con filari e siepi arborate, nel mezzo di una vasta area agricola che verrebbe impoverita, frammentata e consumata: «Un’operazione come quella che si prefigura racconta di un’indifferenza alla biodiversità e di una disattenzione al valore del paesaggio e degli habitat che non è più accettabile, in sfregio a tutti i ragionamenti sul Consumo di suolo di cui ormai tutti parlano a livello nazionale e dell’articolo 9 della Costituzione Italiana. Inoltre, a poca distanza, ci sono aree già compromesse, prive di elementi paesaggistici di pregio. Va infine sottolineato un aspetto molto importante: questa fascia di territorio rientra nella zona definita “cintura verde di Bergamo”, per la quale è prevista tutela nel PTC del Parco dei Colli in adozione e pertanto su di essa esiste un vincolo ambientale. Il nostro territorio ha gli strumenti normativi per la sua tutela: applichiamoli» conclude Legambiente Bergamo.

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