“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – si legge in una nota della giunta esecutiva della Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali – cita ampiamente le direttive europee per la Biodiversità al 2030 e quella “Farm2Fork – Dal produttore al Consumatore”, anche se presenta diverse incongruenze sul tema della tutela della biodiversità su cui auspichiamo si possa intervenire nella fase di attuazione e di varo dei provvedimenti ad esso collegati”. Una presa di posizione chiara dunque quella del mondo delle aree protette italiane, dopo la lettura del Piano di Ripresa e Resilienza che verrà inoltrato entro questa settimana direttamente a Bruxelles.
In sintesi: “Troviamo estremamente positivo l’intervento sulla tutela degli ambienti marini, sul monitoraggio e potenziamento delle aree interessate. Ci auguriamo che si agisca con la medesima intensità anche sull’insieme delle aree a terra. Non passa inosservata invece la mancanza di un riferimento specifico alla rete Natura2000 che occupa una sua centralità nella Strategia Europea per la Biodiversità al 2030. Allo stesso modo manca un riferimento ai parchi regionali che, è bene ricordarlo, tutelano circa la metà del territorio protetto ma sono in sofferenza cronica per mancanza di risorse finanziarie ed umane. Su questo aspetto Federparchi ritiene indispensabile operare in una dimensione di rete e di sistema, perché ambiente e natura non conoscono limiti giuridici ed è fondamentale che tutti parchi seguano percorsi capaci di coinvolgere enti locali, regioni, soggetti economici-sociali-culturali in una dimensione di sviluppo sostenibile”. E poi, la giunta esecutiva, conclude: “Riteniamo urgente, come avevamo già illustrato al Parlamento rispetto alla precedente versione del PNRR, attivare il “Piano triennale delle aree protette”, previsto dalla legge, quale strumento per l’attuazione di una strategia unitaria volta ad azioni omogenee di tutela della biodiversità. Ugualmente, nella fase di realizzazione del Piano, riteniamo si possano mettere in campo proposte a costo zero per migliorare la buona gestione delle aree protette. Possiamo affermare che, in termini di tutela degli ambienti naturali, si sarebbe potuto fare più e meglio, ma il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza contiene opportunità che non intendiamo lasciar cadere e sulle quali occorre il pieno coinvolgimento e il massimo impegno dell’intero sistema delle aree protette italiane, la cui missione primaria è quella della conservazione della natura”.