“Le microplastiche trovate nei tessuti della placenta delle donne, non è un allarme sufficiente per correre ai ripari?”, commenta Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo. “L’Italia si trova a chiedere di bloccare una direttiva votata sia in Europa che recepita nel nostro Paese a larga maggioranza che prevede il divieto di produzione e commercializzazione di alcuni dei prodotti usa e getta che si trovano maggiormente sulle nostre coste, nei fiumi, nel mare che uccidono migliaia di animali e sono entrate addirittura nell’acqua che beviamo, nel sale che usiamo e nel plancton origine della catena trofica. Da recenti studi condotti da autorevoli enti ricerca e da diverse Università è emerso che ogni chilometro quadrato di acqua salata sulla Terra contiene in media 46.000 microparticelle di plastica in sospensione e che in particolare nel Mediterraneo la situazione è drammatica. Il tempo è finito, non possiamo più aspettare.
La plastica monouso va bandita, i tempi imposti dall’Europa vanno rispettati, la Direttiva Europea 2019/904/UE va recepita al più presto ma soprattutto, va rispettata la scadenza del 3 luglio. Non si possono continuare a trovare escamotage per mettere al primo posto aspetti economici di breve termine. Nonostante l’Europa dia indicazioni precise e risorse economiche per cambiare rotta, il nostro Governo, nello schema di Dlgs che recepisce la Direttiva, vuole allungare i tempi del recepimento”.
“Si tratta di una direttiva vitale per l’uomo e per l’ambiente che non può subire ritardi, vista la gravità della situazione. E proprio per questo – spiega Gianfranco Amendola, ex magistrato ed ex vicepresidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo, già componente della Consulta del mare e coordinatore della Commissione governativa per le acque di balneazione – è veramente vergognoso e inammissibile apprendere che, a pochi giorni dalla scadenza, il nostro paese sta adoperandosi per ottenere rinvii e deroghe incompatibili con la direttiva e le linee guida europee, dopo essere rimasto inerte per due anni in cui, a differenza di altri paesi come ad esempio la Francia, non ha neppure iniziato ad adottare misure per garantire il rispetto del dettato comunitario attraverso nuovi modelli di produzione e di consumo basati su prodotti durevoli e riutilizzabili invece che sull’usa e getta. Altro che transizione ecologica. Sarebbe la peggiore conferma che, in realtà, al di là delle chiacchiere, la salute, l’ambiente e la qualità della vita di noi tutti sono valori secondari di fronte alle esigenze commerciali di un mercato distorto che sta portandoci rapidamente ad un punto di non ritorno”.
“Oggi stiamo facendo un pericoloso passo indietro”, conclude il Presidente di Marevivo. “Vi rendete conto della responsabilità che questa azione avrà sul nostro futuro e quello delle prossime generazioni? Il Count Down istallato sul Ministero della Transizione Ecologica segna solo 6 anni e 7 mesi al punto del non ritorno. Potete ancora fare la cosa giusta seguendo una direttiva che vede uniti tutti i Paesi europei”.