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Cambiamenti climatici? Non servano a nascondere scelte urbanistiche dissennate
C

La striscia

Mario Carmelo Cirillo
Mario Carmelo Cirillo
Ingegnere nucleare, già direttore del Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale di ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Le recenti alluvioni nella Germania nord-occidentale hanno riportato alla ribalta il tema dei cambiamenti climatici in atto con connessi aumenti di frequenza ed intensità di eventi meteorologici estremi. L’equivoco, che intravvedo in molti articoli apparsi sui quotidiani in questi giorni, è di dare la sensazione che se queste tragedie con morti e dispersi avvengono, sia dovuto a eventi così forti e intensi, causati dal cambiamento climatico, mai avvenuti prima, che non è possibile arginare.

Non è così. Se è vero che a causa del cambiamento climatico assistiamo a un aumento di frequenza di eventi meteorologici estremi, dobbiamo prendere atto che i territori che patiscono le peggiori conseguenze, anche in termini di vite umane, sono stati oggetto di una pessima gestione del territorio con cementificazioni indiscriminate in spregio a qualsiasi seria analisi del rischio idrogeologico. Questo anche nei territori della Germania nord-occidentale, una delle regioni più industrializzate e urbanizzate della Germania, dove sono state fatte una serie di scelte urbanistiche e strutturali semplicemente sbagliate, costruendo in zone dove ci sono criticità idrogeologiche gravi, come costruire centri abitati in fondo a una piccola valle dove le acque sono ovviamente convogliate durante le forti precipitazioni, o nell’ansa di un fiume come è il caso di un paesino che ha patito di questa alluvione, ma dove le inondazioni, magari meno devastanti, avvengono frequentemente.

È chiaro che un evento meteorico di intensità inusuale, ma che comunque prima o poi avviene, creerà problemi grossi in zone dove una seria analisi del rischio idrogeologico sconsiglia in maniera assoluta gli insediamenti, ed è quello che è avvenuto in Germania per il verificarsi di un evento che, a quando pare, non ha comunque portato il fiume Reno al di sopra del livello di guardia. Quindi in Germania, come ahimè è avvenuto e avviene troppo spesso in Italia, permessi edilizi concessi inopportunamente per interessi che purtroppo non tengono conto della salvaguardia del territorio, e conseguente cementificazione diffusa, sono causa primaria della tragedia che si è verificata. Poi naturalmente i cambiamenti climatici in atto ci mettono del loro, ma non bisogna utilizzarli per nascondere responsabilità di pianificazioni territoriali dissennate che, si badi bene, non sono una caratteristica solo del nostro paese, ma solo proprie dello “stile occidentale” di usare il territorio. Quando in Asia vennero edificate dagli occidentali città come Hong Kong o Bombay, gli autoctoni erano semplicemente allibiti: non si sarebbero mai sognati di costruire città in zone a così elevato rischio di inondazione. Fukushima, dove è avvenuta la più recente tragedia dell’industria nucleare, era interdetta nel medioevo dal costruire, in quanto si sapeva della pericolosità degli tsunami. E in Italia? Si parla da svariati decenni della necessità di affrontare seriamente il tema del rischio idrogeologico, che a questo punto dovrebbe essere anche una delle dimensioni primarie della strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.

Su questo tema cruciale, si farà qualcosa di serio ed efficace con il Piano Nazionale straordinario di Ripresa e Resilienza (PNRR) di cui tanto si parla?

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