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“Servono ai depuratori e ai serbatoi delle navi”: continua lo spiaggiamento inspiegato di migliaia di dischetti di plastica

La striscia

All’Isola d’Elba, soprattutto quando soffiano venti dal quadrante nord, continuano a spiaggiarsi a centinaia i dischetti di plastica segnalati fin da aprile da Legambiente Arcipelago Toscano. Nei giorni scorsi a Procchio, la spiaggia del Comune di Marciana più colpita dal fenomeno, ne sono stati raccolti a centinaia, ma turisti e elbani li segnalano un po’ in tutte le spiagge dell’Isola. Fiorella Di Maio ha segnalato un cospicuo ritrovamento a Baratti (LI) e ha subito ricevuto altre numerose segnalazioni d su Facebook. Altre segnalazioni arrivano da diverse località della costa pisana e livornese, da Viareggio e della Liguria. Dopo il loro primo ritrovamento all’Elba, i dischetti sono stati ritrovati recentemente a anche a Bastia, in Corsica e lungo la costa di Orosei e in altre località della Sardegna. Ma a quanto pare i dischetti sono arrivati anche più a sud, come a Marina di Pescia Romana, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana. Qualche dischetto nei giorni scorsi è stato segnalato perfino in Sicilia. Si tratta di un inquinamento che sembra non avere fine e che si sta ampliando da un’area che sembra coincidere con quella del cosiddetto vortice di microplastica presente a nord dell’Elba e tra l’Isola di Capraia e la Corsica.

Si tratta di dischetti poco più grandi di un pollice e, come scrivevamo quasi 4 mesi fa, «Dischetti di questa tipologia si trovano in vendita anche su internet, spesso prodotti da industrie cinesi, e servono alla depurazione delle acque», ma anche per la pulizia dei serbatoi delle navi. Legambiente chiede che venga individuata la fonte di questo inquinamento – molto pericoloso per la fauna marina – che somiglia molto a quello provocato nel 2018 dal cedimento strutturale di un depuratore sul Sele, in Campania, anche se i dischetti che vengono trovati attualmente nel Tirreno settentrionale sono più piccoli e le loro dimensioni ridotte rendono ancora più difficile recuperarli e che possono essere più facilmente ingeriti da tartarughe marine e altre creature del mare.

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