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Australia, la proposta rivoluzionaria: mascherine usa e getta per costruire le strade
A

La striscia

Al giorno d’oggi, grazie alla tecnologia, anche le cose che sembrano più complicate possono diventare possibili. Basti pensare a come, con il nostro smartphone, possiamo navigare in tutti i siti del mondo, ma anche divertirsi sui casino live con soldi veri, tutto senza nemmeno muoversi dal proprio divano di casa.

Anche in ambito ecologico, come si può facilmente intuire, ci sono tantissime novità che si possono considerare tranquillamente rivoluzionarie. Il problema è che la pandemia da Coronavirus non solo ha portato in dote un’emergenza sanitaria veramente internazionale, ma in breve tempo si è trasformata anche in quella che si può considerare a tutti gli effetti come una minaccia per l’ambiente.

Mascherine riutilizzate per costruire nuove strade

I dati sono particolarmente preoccupanti: sono ben 206470 le tonnellate di mascherine usa e getta, complessivamente 6,88 miliardi, che quotidianamente arrivano in discarica oppure finiscono nell’inceneritore. Non solo, dato che dando uno sguardo all’ultimo aggiornamento che risale al mese di novembre della Commissione Ecomafie, sul territorio italiano, per colpa del Covid, sono stati prodotti qualcosa come 300 mila tonnellate di rifiuti, tra guanti e, come si può facilmente intuire, le mascherine.

Una problematica di non poco conto, ma c’è qualcuno che sembra aver trovato una soluzione per provare a ovviare a questa situazione. Stiamo parlando di un gruppo di accademici del Royal Melbourne Institute of Technology, che stanno lavorando su una soluzione decisamente all’avanguardia, per non dire rivoluzionaria a tutti gli effetti.

Infatti, gli accademici australiani stanno provando a riciclare le mascherine in una sorta di economia circolare, in maniera tale che vengano poi reimpiegate come materiale aggregato da usare per poter realizzare il manto stradale.

Il gruppo di scienziati ha pubblicato questa interessante ricerca sulla rivista “Science of Total Environment”, in cuiemerge una scoperta davvero eccezionale. Ovvero, provvedendo a sminuzzare le mascherine e poi mescolandole con il calcestruzzo demolito, un materiale che a sua volta è stato oggetto di riciclo, dal momento che deriva dalle macerie di edifici, si può ricavare un materiale che presenta caratteristiche del tutto particolari, ovvero con un livello di flessibilità, duttilità e resistenza.

In questo modo, tale innovativo ed ecologico materiale offrirebbe la possibilità non solo di riutilizzare in modo efficace tutte le mascherine usa e getta che sono finite in discarica, ma al contempo anche di costruire un materiale molto più sicuro nell’ottica di costruire delle nuove strade e marciapiedi. Infatti, tale nuovo materiale avrebbe la capacità di garantire un maggior grado di resistenza rispetto alle pressioni perpetrate dai veicoli in transito, ma al tempo stesso sarebbe in grado anche di svolgere adeguata prevenzione rispetto all’insorgere di fessure sull’asfalto con il passare del tempo.

Tra gli altri vantaggi di questo materiale troviamo sicuramente il fatto di consentire la costruzione di un solo chilometro di una strada a due corsie con qualcosa come 3 milioni di mascherine. In questo modo, si andrebbero a riutilizzare ben 93 tonnellate di rifiuti, che non finirebbero quindi in discarica.Uno studio, quello del gruppo di ricercatori australiano, che è andato a verificare varie percentuali di mascherine che è stato oggetto di sminuzzamento, che andrà a mischiarsi con l’agglomerato che è stato riciclato. In questo modo, hanno scoperto che la miscela perfetta comprende l’uso dell’1% dei rifiuti di mascherine con il 99% di aggregati di calcestruzzo riciclato. Un pastone che, così facendo, consentirebbe di realizzare delle strade caratterizzate da un livello di sicurezza maggiore, non solo più resistenti, ma anche molto più flessibili. Non solo, visto che c’è piena rispondenza rispetto agli standard di sicurezza legati all’ingegneria civile e darebbe una grande mano nello smaltire tantissimi rifiuti legati all’emergenza da Coronavirus.

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