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Perforazioni nel ravennate, partita l’interrogazione parlamentare alla Commissione Europea
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La striscia

“Lo scorso agosto il Ministero della Transizione Ecologica ha emesso un provvedimento di autorizzazione ai lavori di perforazione nel Comune di Lugo, nel ravennate. Un provvedimento che ancora una volta viola palesemente gli impegni presi a livello europeo per raggiungere l’ambizioso obiettivo della neutralità climatica al 2050” – commentano in una nota stampa Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde e Silvia Zamboni, consigliera regionale di Europa Verde in Emilia Romagna.

“Questo ennesimo via libera alle trivelle è inaccettabile, perché evidenzia nuovamente, qualora ce ne fosse bisogno, la totale mancanza di ambizione da parte dell’Italia rispetto agli obiettivi tracciati dal Green Deal. Si tratta di un segnale allarmante, che conferma quanto questo Governo sia lontano anni luce dall’avviare quella transizione ecologica per la quale non è più possibile permettersi il lusso del tempo perso. Per questo motivo – aggiunge Evi – ho presentato un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea, chiedendo di valutare questa autorizzazione ai lavori di perforazione come in netto contrasto con gli obiettivi climatici europei, con gli impegni internazionali previsti dall’Accordo di Parigi, nonché con le evidenze scientifiche espresse nel Sesto Rapporto di Valutazione del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici. Ho chiesto, inoltre, che la Commissione chieda agli Stati membri la sospensione delle autorizzazioni all’estrazione di combustibili fossili e, di contro, la messa a punto di azioni che accelerino la transizione energetica in favore delle fonti rinnovabili”.

Questa interrogazione fa seguito a quella già depositata da Silvia Zamboni presso la Regione Emilia Romagna che, sottolinea la consigliera regionale, “con il Patto per il Lavoro e il Clima si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica prima del 2050 e il 100% di energia da fonti rinnovabili entro il 2035. Un provvedimento, dunque, in palese contraddizione anche a livello regionale, con l’aggravante di aver trascurato i rischi che le trivellazioni presentano in rapporto al fenomeno della subsidenza, come già messo in evidenza in ricerche svolte negli anni ’60″. “Mentre in Europa la direzione indicata è quella dell’abbandono delle fonti fossili, l’Italia, in un inconcepibile gioco di contraddizioni tra dichiarazioni di facciata e inspiegabili provvedimenti, resta saldamente ancorata al passato” – concludono Evi e Zamboni.

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