Su molte montagne italiane ci sono sentinelle che controllano la qualità dell’aria e le principali sono sulle vette di Monte Cimone, Plateau Rosa, Monte Martano, Col Margherita, Monte Curcio. Molti altri sono i siti attivi con stazioni di monitoraggio di alta quota, lontane dalle fonti d’inquinamento e punti di riferimento fondamentali per studi sulla fisica e la chimica degli aerosol e sui loro effetti su clima e salute. Grazie ai dati di una di queste stazioni, quella sul Monte Cimone, vetta dell’Appennino settentrionale, un team internazionale di scienziati ha recentemente dimostrato come il lockdown del 2020 abbia potuto ridurre l’emissione di composti precursori dell’ozono, uno dei principali gas a effetto serra.
Gli scienziati che studiano i dati provenienti da queste stazioni di monitoraggio si confronteranno per la prima volta a Falcade, in provincia di Belluno, ai piedi del Col Margherita. Su questa vetta a 2540 metri tra le Dolomiti, dal 2012 è attivo un osservatorio meteo-climatico grazie al quale studiosi dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche e Università Ca’ Foscari Venezia hanno studiato negli anni la qualità dell’aria della zona, riscontrando valori di alcuni inquinanti paragonabili a quelli misurati nelle regioni artiche. L’incontro di Falcade si terrà il 9 settembre ed è promosso dalla Società Italiana di Aerosol, in collaborazione con Università Ca’ Foscari Venezia, Università degli Studi di Perugia, Cnr-Isp, Cnr-Isac, Arpa Valle d’Aosta e Comune di Falcade. Sarà il primo workshop italiano sull’inquinamento atmosferico da particolato in alta quota.
“Il Workshop nasce dall’esigenza di creare un incontro tra i gruppi che studiano il particolato atmosferico in siti montani al fine di incentivare uno scambio scientifico in ambito nazionale e internazionale”, spiega Andrea Gambaro, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia e membro della Società Italiana Aerosol. “Il particolato atmosferico ha effetti importanti sul clima e sulla salute umana. In particolare, le aree remote e montane, lontane da sorgenti di inquinamento, rappresentano le prime “sentinelle” da cui osservare i fenomeni di cambiamento in atto. Come ci ha anche insegnato il recente lockdown, infatti, le attività umane possono profondamente influire sulla qualità dell’aria che respiriamo.” Nel corso della giornata, organizzata da Elena Barbaro, ricercatrice Isp-Cnr e membro della Società Italiana Aerosol, verranno esposti gli studi e i monitoraggi condotti nei più importanti siti montani presenti in Italia, fondamentali per indagare le sorgenti e i meccanismi di trasporto degli inquinanti sia a livello locale che globale. La giornata si concluderà con una discussione finale che permetterà di valutare l’attuale situazione dell’inquinamento atmosferico nelle aree montane italiane e di progettare nuove attività di collaborazione scientifica tra le diverse istituzioni coinvolte.