Domenica 26 settembre viene esposta al pubblico la statua della “spigolatrice di Sapri” raffigurante la lavoratrice dei campi addetta alla spigolatura al centro della poesia di Luigi Mercantini, dedicata al fallito tentativo di insurrezione del Cilento. Ma se credete che la mente di un progressista possa anche solo lontanamente saperne il significato, la riposta è no. La statua scatena subito la furia delle antipatriarcali mentalità, concentrandosi sul dettaglio delle forme del corpo in evidenza. La Boldrini in prima linea parla di sessualizzazione del corpo femminile e la addita per vergognosa. Certo che sì, perché siamo in mano ad un branco di urlanti protoumani, una non-cultura analfabeta e delirante che ignora completamente quanto lo scultore si sia ispirato al canone greco del “panneggio bagnato”. Questa tecnica di tradizione fidiaca sancì nella storia della scultura lo spartiacque tra la figura statica e geometrica del kouros, la fine del periodo arcaico, inaugurando l’avvento del naturalismo scultoreo. Dove il corpo femminile non aveva accezione erotica ma rappresentava il non plus ultra della bellezza. Vabbè ma pure io che me posso aspetta’ da una come la Boldrini, sono parole al vento le mie…il problema è che stiamo mettendo in mano a gente di questo genere tutta la nostra eredità culturale. Immagino tra vent’anni quanta bella gente delirante ci sarà. Immagino e tremo.