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Ucraina, Micalessin (Giornale): “Il primo caduto di questa guerra è la verità”
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La striscia

(Adnkronos) – “Il primo caduto di questa guerra è la verità”. Lo afferma senza esitazione all’Adnkronos Gian Micalessin, storico inviato di guerra de ‘Il Giornale’ e inviato in Ucraina a Henichesk, nella regione di Kherson, lungo il mar d’Azov. Micalessin interviene così sulla controversa ‘narrazione’ del conflitto in corso, che vede contrapposti due modi di pensare e anima i talk show e i dibattiti in un florilegio di etichette e slogan, dai ‘filo-Nato’ ai filo-Putin’, dai ‘pro-pace’ ai ‘pro-guerra’. “Noi italiani siamo sempre schierati, perché convinti che ci siano i cattivi e ci siano i buoni, e questo non è mai vero in una guerra”, spiega Micalessin. “La guerra è fatta di orrore, se ti adegui all’orrore puoi combatterla, altrimenti no, questa è la verità”. 

Secondo Micalessin “le classifiche di chi è buono e chi è cattivo non hanno nessun senso. Il fatto che tu sia dalla parte giusta non ti porta a combattere in modo meno cruento. Ormai valutiamo le guerre e gli eventi con la stessa logica dei social, in modo violento e superficiale, che non bada a quello che si dice ma a mettere il nemico ‘con le spalle al muro’. È un modo di osservare le cose con modalità da stadio, da curva: è come quando discuti su Inter- Juventus: non conta ciò che dici ma da che parte stai”, sottolinea. “Ma su un campo di battaglia ognuno ha le sue ragioni e i suoi torti e non funziona così”. Analizzando il conflitto in corso, l’inviato di guerra osserva: “Il grande colpevole è la Russia, che ha sbagliato perché chi entra in guerra si mette dalla parte del torto -chiarisce- Ed ha sbagliato soprattutto le sue previsioni perché pensava di essere accolta a Kiev con la banda come liberatrice, come accaduto in Crimea”.  

Questo “in Ucraina non è accaduto perché dal 2014 gli Usa, Inghilterra e Nato avevano cominciato a fare addestramento ed era cambiato il clima politico, ed è incredibile che l’intelligence del Cremlino non lo sapesse”. D’altra parte, “io penso però che sia un conflitto inficiato da tremenda assenza dell’Europa a livello politico”. L’Europa, sottolinea il cronista, “aveva il dovere morale dopo l’Euromaidan (le violente manifestazioni pro-europeiste iniziate in Ucraina nel novembre 2013, dopo la decisione del governo di sospendere le trattative per l’entrata dell’Ucraina nell’Unione europea e non nella Nato, ndr) di lavorare per far entrare l’Ucraina nell’Ue ma non nella Nato. In parte, questo ha contribuito a impedire la trattativa”. 

Sulle immagini della strage di Bucha che hanno sconvolto l’opinione pubblica mondiale, Micalessin spiega all’Adnkronos la sua visione dei fatti: “Dico solo una cosa. Nell’89 ero in Romania per raccontare la rivoluzione di Timisoara. Il centro della narrazione erano queste fosse comuni che contenevano prima 10mila, poi 30mila, poi 60mila che dovevano essere vittime della Securitate di Ceausescu. Scoprii che erano le fosse comuni di un cimitero, in cui venivano seppelliti i senzatetto, chi non aveva casa e famiglia, e questa era diventata la grande fossa comune di cui si parlava. Da quella volta, non esprimo più giudizi”. Per il giornalista “stiamo scoprendo che in guerra si muore ma ricordiamoci che tutte le guerre hanno avuto i loro massacri. Ci sono le singole responsabilità per i crimini commessi, ma trasformarli nel giudizio di un popolo mi sembra ingiusto”. 

Circa la fase attuale del conflitto, “siamo entrati nel secondo atto della guerra, ma bisogna vedere se andrà secondo il copione russo -spiega Micalessin- ovvero che la Russia riesca a raggiungere l’obiettivo principale, la conquista di tutti gli sbocchi al mare e di tutti i territori a est del fiume Dnepr”. Quali sono le difficoltà nel ‘copione’ russo? “Un esercito demoralizzato e logorato perché non hanno vinto come pensavano e hanno molte perdite, e dall’altra parte un esercito ucraino molto motivato e molto ben armato. Carri armati, nuovi fronti tattici e tutta la concentrazione dei droni turchi che ora operano su un territorio molto concentrato, e tutto ciò produrrà ulteriori grosse perdite”. 

E poi, “questo, secondo loro, dovrebbe chiudersi il 9 maggio così i vertici russi potrebbero celebrare la vittoria nella cornice della sfilata per la vittoria del ’45 sul nazismo che la Russia celebra ogni anno. Ma a questo punto bisogna vedere se Kiev e la Nato sono pronti ad accettare un cessate il fuoco unilaterale. Se osserviamo le posizioni della Nato, vediamo che questa guerra non è più una guerra per salvare l’Ucraina ma è una guerra per destabilizzare la Russia e magari arrivare alla caduta del regime. In ogni caso, la Russia dovrà garantire la stabilità dei territori che ha conquistato. Riuscirà a farlo? C’è il rischio di una guerra di logoramento, che continui invece molto più a lungo”. 

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