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Russia e 9 maggio, come sono cambiati simboli e significati Giornata Vittoria
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La striscia

(Adnkronos) – Russia e 9 maggio, da sovietica ‘Giornata della vittoria’ a ‘Giornata della vittoria ucraina sul nazismo’, anticipata da una ‘Giornata della memoria e della riconciliazione’, celebrata ‘all’europea’ l’8 maggio. Dal 2015, con il pacchetto di leggi sulla decomunistizzazione, le celebrazioni del 9 maggio in Ucraina hanno subito modifiche profonde, non solo nel nome, ma anche nei simboli. Un cambiamento che riflette l’evoluzione politica e geopolitica del Paese, avviato in realtà già prima della rivoluzione arancione del 2004, come racconta all’Adnkronos lo storico e saggista Simone Attilio Bellezza. 

“In Ucraina la festa del 9 maggio si è molto politicizzata a partire dal 2001 e poi durante la campagna elettorale delle presidenziali del 2004 tra Yanukovich e Yushchenko, quando le celebrazioni hanno visto due schieramenti opposti molto decisi: quello filorusso che celebrava i partigiani rossi e comunisti e l’altro i partigiani nazionalisti”, spiega Bellezza. Prima di allora “non era così: i presidenti celebravano tanto i partigiani nazionalisti, quanto quelli comunisti, senza farsi problemi di coerenza”. 

La vera svolta avviene dopo la rivoluzione della dignità del 2014: direttore dell’Istituto per la memoria nazionale diventa Volodymyr Viatrovych, “uno degli storici ideologici del partito del presidente Poroshenko e molto nazionalista, al punto da ignorare i crimini dei partigiani nazionalisti”. È lui – prosegue lo storico – a “ispirare il pacchetto di leggi per la decomunistizzazione dell’Ucraina”, che avviano una profonda revisione nella lettura della storia. A partire da date e nomi: la ‘Grande guerra patriottica’ iniziata nel ’41 con l’invasione dell’Unione sovietica da parte delle truppe tedesche, diventa ufficialmente la ‘Seconda guerra mondiale’ e viene anticipata al 1939, anno del patto Ribbentrop-Molotov tra Terzo Reich e Urss. 

Cambiando nome, durata e quindi lettura della guerra di cui tra l’8 e il 9 maggio (la differenza dipende dal fuso orario: la capitolazione del Terzo Reich entrò in vigore l’8 maggio 1945 alle 23.01 tedesche, quando a Mosca era già passata la mezzanotte) si celebra la fine, viene modificata anche la stessa festa: il nome diventa ‘Giornata della vittoria ucraina sul nazismo’, il simbolo ufficiale smette di essere il sovietico nastro di San Giorgio arancione e nero e diventa il papavero, come nel mondo anglosassone. La data, invece, resta quella del 9, ma l’8 si celebra la ‘Giornata della memoria e della riconciliazione’, dedicata alla commemorazione dei caduti. 

“Pur immaginando che quella era una data importante, che doveva rimanere nel calendario così com’era, si è cercato di cambiarne la retorica: si è incominciato a dire che non si doveva parlare troppo bene dell’Urss e che dall’altra parte non si potevano evidenziare le colpe dei partigiani nazionalisti. Una cosa ovviamente problematica, perché dei momenti di collaborazione con il nazismo ci sono stati”, dice Bellezza. Nel frattempo il 9 maggio assumeva nuovo valore anche in Russia, con “l’insistenza nel dire che tutti gli ucraini sono nazisti e che questa è una festa che richiama al compito di combattere i neonazisti ucraini”. 

Distanze che oggi sono ovviamente ancor più profonde, perché “le retoriche in un periodo di guerra è ovvio che si rafforzano e vengono fuori più decise. Adesso in Ucraina c’è addirittura una proposta di legge per togliere la festività del 9 maggio, perché secondo la retorica tipica dell’Europa centro-orientale, non c’è molto da festeggiare, se dopo la Seconda guerra mondiale è arrivata l’invasione sovietica”. Al contrario, la festa del 9 maggio, ha un’importanza sempre più centrale in Russia. “Nella retorica sovietica – ricorda lo storico – inizialmente la fine della Seconda guerra mondiale non si celebrava, non si facevano le parate, si è iniziato farlo a metà degli anni 60, con Breznev. Laddove l’Unione sovietica ha perso un po’ la sua spinta ideologica di rinnovamento, invece, ci si è rifondati con il mito dell’aver sconfitto il nazismo e quindi dell’Unione sovietica-Russia come grande potenza geopolitica, ripreso così tanto da Putin”. 

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