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Cancro alla vescica, 25mila nuove diagnosi in Italia nel 2020
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La striscia

(Adnkronos) – Il tumore della vescica è la quarta patologia oncologica più frequente nella popolazione maschile, dopo il cancro del colon retto (la quinta se si considera la popolazione generale). Con una prevalenza in Italia di 313.600 soggetti, e un’incidenza nel 2020 di 25.500 nuove diagnosi, è più frequente nel sesso maschile rispetto a quello femminile (20.500 casi l’anno negli uomini e 5.000 nelle donne), anche se nelle donne la malattia fa registrare percentuali di sopravvivenza più basse rispetto agli uomini. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi, infatti, è dell’80% negli uomini e del 78% nelle donne. Sono solo alcuni dei dati emersi questa mattina in occasione della conferenza stampa “Diamo il tempo al presente”, evento promosso da Merck e Pfizer a Roma per lanciare in Italia avelumab, farmaco indicato per il trattamento di mantenimento nei pazienti con carcinoma uroteliale, localmente avanzato o metastatico, che non è progredito dopo la chemioterapia di prima linea.  

Il tipo più frequente di tumore della vescica è il cosiddetto carcinoma uroteliale (anche detto carcinoma acellule di transizione), che costituisce più del 90% dei casi. Altri tipi di cancro della vescica – molto meno frequenti – sono l’adenocarcinoma e il carcinoma squamoso primitivo. Il tumore della vescica compare più frequentemente sulle pareti laterali dell’organo e ha un aspetto papillare (cioè come piccole escrescenze) nel 75% dei casi, oppure una forma piatta o nodulare. Si sviluppa inizialmente nel rivestimento interno della vescica,e può diffondersi successivamente al muscolo che la circonda e raggiungere i linfonodi, per via linfatica, o altri organi come polmoni, fegato, ossa, attraverso il circolo sanguigno. Non sempre il comportamento del tumore della vescica è prevedibile per quanto riguarda le ricadute, l’aggressività e le metastasi.  

Tra i principali fattori di rischio il fumo di sigaretta, seguito dall’esposizione cronica alle ammine aromatiche e nitrosammine (frequente nei lavoratori dell’industria tessile, dei coloranti, della gomma e del cuoio) e da eventuali radioterapie che hanno coinvolto la pelvi. La dieta ha un ruolo importante: il consumo eccessivo di fritture e grassi è, infatti, associato a un aumentato rischio di ammalarsi di tumore della vescica. Esistono, infine, prove a favore di una componente genetica quale fattore predisponente.  

I sintomi con cui si può presentare il tumore della vescica sono comuni anche ad altre malattie che colpiscono l’apparato urinario. Tra i più frequenti: la presenza di sangue nelle urine (ematuria) e la formazione di coaguli, la sensazione di bruciore alla vescica quando si comprime l’addome, la minzione dolorosa, urgente, o difficoltosa e la maggior facilità a contrarre infezioni. Questi disturbi posso diventare più severi con la progressione della malattia.  

Nel caso vi sia un sospetto di cancro alla vescica, le procedure diagnostiche comprendono l’ecografia e la cistoscopia. Quest’ultima consiste nell’inserimento di un sottile strumento a fibre ottiche (cistoscopio) nella vescica attraverso le vie urinarie e nel prelievo di campioni sospetti di tessuto che verranno poi analizzati al microscopio. Importante è anche la ricerca di cellule tumorali nel campione di urine (citologia urinaria). La Tc (Tomografia computerizzata), la Pet (Tomografia a esposizione di positroni) e la scintigrafia ossea sono utili per valutare se il tumore si è esteso oltre la vescica coinvolgendo altri organi.  

L’approccio terapeutico, ad oggi – è stato ribadito durante la conferenza stampa di presentazione della terapia – prevede interventi combinati, che possono vedere impiegati chirurgia, chemioterapia, immunoterapia e radioterapia.  

La possibilità di trattamento chirurgico di un tumore della vescica comprende la resezione transuretrale, per neoplasie di piccole dimensioni non infiltranti e la cistectomia (asportazione dell’organo) parziale o totale, a seconda dello stadio clinico, dell’aggressività e del tipo di tumore. La chirurgia ha, inoltre, un’alta efficacia nel carcinoma in situ, soprattutto per evitare che la malattia si ripresenti.  

La chemioterapia prevede la somministrazione di farmaci in grado di eliminare cellule tumorali che si sono sviluppate nella vescica e negli eventuali altri organi colpiti. Nel caso di una malattia vescicale avanzata il trattamento di prima linea in Italia è rappresentato da una polichemioterapia, con schemi comprendenti cisplatino. Nei casi non candidabili a cisplatino, schemi comprendenti carboplatino (in genere associato a gemcitabina) rappresentano una scelta alternativa. Nei pazienti che ottengono una risposta alla chemioterapia iniziale (risposta completa, parziale o stazionarietà) una immunoterapia di mantenimento con l’anticorpo monoclonale avelumab ha dimostrato un significativo vantaggio in termini di sopravvivenza. La radioterapia, invece, utilizza radiazioni ad alta frequenza per eliminare le cellule tumorali e ridurre le dimensioni del cancro.  

Capitolo prevenzione: non esistono al momento programmi di screening o metodi di diagnosi precoce scientificamente affidabili. Anche la citologia urinaria può dare falsi negativi se le cellule tumorali sono difficilmente distinguibili dalle cellule sane. Occorre, quindi, mettere in atto misure di prevenzione legate alle abitudini di vita che consistono nell’abolizione del fumo, in una dieta sana ed equilibrata e nella sorveglianza dei lavoratori a rischio.  

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