Con i suoi 68 miliardi di euro, il Ministero della Transizione Ecologica ha il portafoglio più pesante di tutto il Pnrr. Eppure è una casella politica che compare molto poco nel totonomi esploso già all’indomani della chiusura delle urne. Ad ogni uscita di Greta, i giornali e gli influencer hanno l’abitudine di fare la morale ai lettori sullo scarso interesse per la crisi climatica. Salvo poi tralasciarne il destino di governo per tutto il resto del tempo. Eccezion fatta per Repubblica a dire il vero, che ieri dedica un intero pezzo a cercare di comporre il puzzle.
Tutti dicono – seppur con scarso coinvolgimento, come se la questione energetica non fosse anche un tema ambientale – che tra i papabili per il dicastero di via XX settembre ci sia Fabio Rampelli, storico militante della prima ora di Fratelli d’Italia o addirittura Guido Crosetto, padre illustre del partito. Politici veri, portatori di quella “visione” che Giorgia Meloni ha evocato più volte. Ma si vocifera anche che sia stata lei stessa ad alzare la cornetta e a sondare la volontà di Roberto Cingolani di rimanere in sella per un’altra legislatura. Il che apre tutt’altro scenario: fisico di professione, l’attuale Ministro dell’ambiente non solo è un tecnico puro, ma è anche una diretta emanazione dell’attuale Presidente del Consiglio. Con il quale Meloni ha dichiarato di voler rompere la continuità. L’ambiente richiede competenze molto specifiche, riuscirà la leader del partito che è uscito vincitore dalle elezioni a tenere insieme l’istanza politica e la necessità tecnica senza essere tacciata di draghismo? D’altra parte, nemmeno allargando il campo alleato, troviamo personalità che abbiano mai manifestato particolare inclinazione per la “cosa verde”. Se escludiamo Gianmarco Centinaio che ha fatto sia il Ministro che il Sottosegretario all’Agricoltura con competenze spesso sono sfociate nella tutela dell’ambiente, rimane Vannia Gava. Attuale Sottosegretario proprio al MITE. Ma è probabile che i numeri deludenti della Lega a quest’ultima tornata elettorale non consentano a Salvini di accedere ad un ministero così strategico. Su Forza Italia la sensazione è che l’ambiente sia un campo inesplorato. O più correttamente, un’emanazione dell’economia.
Non rimane dunque che affidarsi alle parole di Nicola Procaccini, europarlamentare responsabile per l’ambiente e l’energia di Fratelli d’Italia, che aveva affidato a Italiaambiente due giorni prima del voto le proprietà dell’agenda green di Fratelli d’Italia. E da queste provare a immaginare chi possa meglio interpretarle: aggiornamento del piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, incremento nel breve periodo di estrazione di gas naturale dai giacimenti nazionali. Incentivo alle rinnovabili sì ma con un “percorso che vada affrontato avendo anche la pazienza di attendere la maturazione delle giuste tecnologie”. E poi una “fissazione per l’agricoltura di precisione” e “controllo faunistico di specie animali fuori controllo”. Chissà che la risposta non stia già nel ruolo stesso di Nicola Procaccini.